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Antibiotici, usarne meno e meglio

Una volta su quattro i medici di base li prescrivono a sproposito, fatto che contribuisce a rafforzare i batteri e a moltiplicare (e aggravare) le infezioni. Ecco 6 casi in cui se ne potrebbe fare a meno.

  • Con il contributo esperto di
  • Sonia Mazzamurro
23 novembre 2023
  • Con il contributo esperto di
  • Sonia Mazzamurro
Prescrizione antibiotici

In Italia un antibiotico su quattro è prescritto a sproposito dai medici di base. A rivelarlo è l’ultimo rapporto Aifa. Un dato tutt’altro che trascurabile, visto che, insieme ai pediatri, i medici di famiglia sono responsabili del 90% delle ricette di antibiotici nel nostro Paese. Si assumono antibiotici anche per curare malanni causati da virus (contro i quali gli antibiotici sono inefficaci) e per trattare infezioni batteriche non gravi, per superare le quali basterebbero le nostre difese immunitarie (leggi il nostro approfondimento sulle malattie respiratorie di stagione).

Sono nozioni che i medici hanno ben chiare, tuttavia nella prassi molti optano per un approccio più difensivo. Temono che il problema virale (tosse, gastroenterite, influenza...) possa accompagnarsi a un’infezione batterica e prescrivono comunque gli antibiotici. Lo stesso fanno per le infezioni non gravi causate da batteri (cistiti, sinusiti, otiti...), che il sistema immunitario è capace di debellare, ma “non si sa mai”.

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Solo quando servono

A questo va aggiunto che spesso sono gli stessi pazienti che sollecitano le prescrizioni di antibiotici o che li assumono senza nemmeno chiedere il parere del medico, magari perché nell’armadietto dei farmaci è presente una confezione avanzata (l’antibiotico è sempre soggetto a prescrizione medica). Di seguito, spieghiamo quando è possibile evitarne l’uso, facendo sei esempi.

Il consumo disinvolto degli antibiotici non ha conseguenze solo per i singoli, in termini di effetti collaterali. È l’intera collettività a rischiare. Il loro uso eccessivo e improprio spinge i batteri a rafforzarsi per sopravvivere, trasformandosi in superbatteri.

La conseguenza è che gli antibiotici perdono progressivamente efficacia. Un fenomeno che va sotto il nome di antibioticoresistenza e a causa del quale diventa sempre più difficile la cura delle infezioni, tant’è che alcune malattie stanno tornando a essere fatali. Un problema che ormai ha assunto le dimensioni di una grave emergenza sanitaria a livello globale e che fa appello alla coscienza di tutti.

Mappa Italia consumo di antibiotici

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1) Febbre e influenza

Raffreddori e sindromi influenzali sono malanni tipici delle stagioni fredde, colpa dei numerosi virus che circolano grazie a starnuti e colpi di tosse. Dal momento che la loro origine è virale e non batterica, contro raffreddore e influenza a nulla servono gli antibiotici. L’influenza si manifesta in modo brusco: la temperatura corporea subisce un forte rialzo (oltre i 38 °C), compaiono brividi, congestione nasale, mal di testa, debolezza, dolori muscolari e articolari. I malanni invernali che non presentano questa serie di sintomi probabilmente non sono vere influenze ma solo brutti raffreddori. Che sia influenza o un pesante raffreddore l’uso dell’antibiotico è assolutamente inutile.

Non esiste medicinale che curi l'influenza

Ci si chiede allora che utilità abbiano altri rimedi, come quelli che pubblicità e spot televisivi ammantano di messaggi accattivanti, del tipo: «Prendi questo farmaco e la tua giornata può ripartire». Il loro vantaggio è relativo. Spray, pillole e sciroppi sono utili solo per tenere a bada i sintomi, quando questi diventano fastidiosi, ma oltre a non curare non sono nemmeno in grado di accorciare i tempi di guarigione. La verità è che la soluzione all’influenza non sta in alcun farmaco: il miglior rimedio è il riposo

Solo un farmaco contro la febbre

Cosa serve allora? In casa ci basta scegliere un farmaco per abbassare la febbre (da usarsi solo se la febbre causa malessere), che combatte anche il dolore, e che contenga un unico principio attivo. Da contrastare la tendenza ad acquistare specialità medicinali di ogni tipo che contengono più principi attivi e sono spesso sovrapponibili. Oltre a spendere soldi inutilmente, il rischio è di assumere la stessa sostanza più volte e quindi di andare incontro a sovradosaggio.

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2) Mal di gola e tosse

Il mal di gola è in genere causato da virus e guarisce spontaneamente in pochi giorni. Spray, pastiglie o collutori contro il mal di gola restano a contatto della mucosa per poco tempo, a causa della deglutizione, e pertanto non sono utili. Occorre riposare, bere tisane calde o bevande fredde (a piacere), tenere idratate le mucose (fumenti, gargarismi) e umidificare l’aria. All’occorrenza un antidolorifico (paracetamolo o ibuprofene). 
Poche volte il mal di gola è di origine batterica: si presenta con febbre (oltre i 38 °C), linfonodi cervicali indolenziti e placche in gola. Si risolve in una settimana senza l’antibiotico, che è in grado di ridurre il mal di gola solo di un giorno, a fronte però di notevoli effetti collaterali. Solo quando è causato da un’infezione da Streptococco del gruppo A (10% di casi) può essere necessario l’antibiotico. Nei casi dubbi è utile il ricorso al tampone faringeo (un esame per determinare il tipo di microrganismo responsabile dei sintomi), soprattutto se a essere colpiti dal mal di gola sono i bambini.

Contro la tosse, miele e suffumigi 

Anche la tosse è il più delle volte sintomo di un’infezione virale e non va trattata con antibiotici. In genere si risolve spontaneamente in una o due settimane, ma può capitare che si protragga fino a tre o quattro, senza che ciò rappresenti l’indizio di un problema serio. La pubblicità consiglia sempre lo sciroppo: un mucolitico se la tosse è grassa, un sedativo se la tosse è secca, fino a sciroppi che contengono principi attivi che fanno entrambe le cose, moltiplicando gli effetti indesiderati. La tosse non è una nemica da combattere, ma un’alleata che tiene le vie respiratorie libere da muco e catarro. Cosa fare? Niente antibiotici. Il rimedio migliore è il miele (al cucchiaio oppure sciolto nel latte o tè) e bere liquidi. Umidifica l’aria e le mucose (con suffumigi e gargarismi).

Forse ti interessa leggere inoltre il nostro approfondimento dedicato a cosa prendere per il mal di gola e il nostro speciale su cosa fare se sei o pensi di essere positivo al covid.

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3) Sinusite

Naso chiuso, incessante mal di testa sopra gli occhi, sensazione di pressione e di dolore nella zona che comprende fronte, occhi e mascella. Sono i sintomi di chi soffre di sinusite: un’infezione che provoca l’infiammazione della mucosa nasale. Questa si gonfia, ostruendo i passaggi tra seni e cavità nasali. I seni (in latino “sinus”, da cui sinusite) non riescono a drenare il muco, che si accumula, provocando i sintomi descritti.

Utili lavaggi nasali e suffumigi

La sinusite è nella maggior parte dei casi conseguenza di un’infezione virale delle vie aeree superiori, ad esempio un raffreddore comune o un’influenza. I sintomi durano al massimo quattro settimane. Assumere antibiotici è inutile, non riducono nemmeno il rischio che sopravvenga un’infezione batterica. In primo luogo è quindi consigliabile osservare l’evoluzione dei sintomi e al bisogno assumere farmaci che li tengano a bada, come antidolorifici e antipiretici. Sempre utili sono invece i lavaggi nasali con soluzione ipertonica e i suffumigi.

Fare attenzione all’evoluzione dei sintomi

In certi casi la sinusite può essere di origine batterica. Purtroppo i sintomi sono gli stessi di quella virale, per cui è facile confonderle. Il campanello d’allarme sta nel fatto che i sintomi dopo dieci giorni non migliorano o che dopo un inizio di lieve entità i sintomi peggiorano significativamente. Le sinusiti di origine batterica normalmente si risolvono da sole nel 70% dei casi. Gli antibiotici il più delle volte hanno un effetto minimo sulla durata dei sintomi. Il criterio è quindi quello di osservare l’evoluzione dei sintomi e di intervenire con gli antibiotici se il paziente presenta febbre superiore a 39 °C, rossore e gonfiore intorno alle orbite, forte cefalea e stato mentale alterato. Indipendentemente da questi sintomi, l’antibiotico va invece sempre assunto se la sinusite colpisce pazienti che soffrono di un tumore cronico o che sono immunodeficienti.

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4) Otite

Riguarda soprattutto i più piccoli e provoca molta apprensione nei genitori. L’otite media acuta nella maggior parte dei casi colpisce i bambini entro i primi cinque anni di vita. I sintomi più comuni, oltre al mal d’orecchio – che può colpire un solo lato o entrambi (otite bilaterale) –, sono febbre, pianto e irrequietezza e a volte anche fuoriuscita di pus dall’orecchio (otorrea). È un’infezione di natura virale e/o batterica che causa l’ostruzione della tuba di Eustachio, un condotto piuttosto stretto che collega l’orecchio alla parte posteriore della gola.

Prima osservare come si evolve

Il 70-80% delle otiti, comprese quelle di origine batterica, guarisce senza l’uso di un antibioticoIl criterio è quello della “vigile attesa”, cioè si osserva l’evoluzione dei sintomi: si somministra subito un analgesico per uso orale, paracetamolo oppure ibuprofene, per il controllo del dolore o della febbre, e si aspettano 48-72 ore. Trascorso questo lasso di tempo, se i sintomi non si sono risolti o sono peggiorati, si procede con gli antibiotici. Gli studi hanno dimostrato che la pratica della vigile attesa non fa aumentare il tasso di complicazioni, né quelle a breve termine (come la mastoidite, cioè l’infezione della mastoide, l’osso che sporge dietro l’orecchio), né quelle a lungo termine (come la riduzione dell’udito o la difficoltà nello sviluppo del linguaggio).

Quando è utile l’antibiotico

In alcuni casi può risultare giustificato un immediato trattamento antibiotico, ad esempio nei bambini sotto i sei mesi, nei bambini con malattie (immunodepressione, diabete mellito, sindrome di Down e altro) che aumentano il rischio di complicanze, nei bambini di età inferiore a due anni che hanno un’otite bilaterale oppure nei casi in cui il medico abbia rilevato un’infezione grave.

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5) Congiuntivite

Occhio arrossato, lacrimazione intensa, prurito e sensazione di corpo estraneo. Sono i sintomi riconducibili alla congiuntivite. Si tratta dell’infezione della congiuntiva, la mucosa che copre la parte interna delle palpebre e la superficie esterna dell’occhio. Solitamente il paziente vede normalmente e non sente dolore, al contrario la presenza di dolore potrebbe indicare che è coinvolta la cornea.

Non condividere asciugamani e cuscini

Se dagli occhi non fuoriesce una secrezione purulenta, si tratta di congiuntive virale e gli antibiotici non servono. La maggior parte delle congiuntiviti di origine virale si risolve in sette-dieci giorni senza bisogno di alcun trattamento. Le congiuntiviti virali sono infettive, è importante fare attenzione a non condividere asciugamani, cuscini e altra biancheria, così come va evitato il contatto diretto con mani non lavate.

Se fuoriesce pus, l’origine è batterica

Gli antibiotici possono essere considerati in caso di sospetta congiuntivite batterica, caratterizzata da secrezione oculare densa e purulenta.

Se questo sintomo si associa a diminuzione della vista, palpebre gonfie, dolore e linfonodi ingrossati davanti all’orecchio, potrebbe trattarsi di un’infezione grave, nel qual caso bisogna consultare con urgenza un oftalmologo. Il rischio è che l’infezione progredisca rapidamente fino a causare la perforazione della cornea.

Quando dipende da un’allergia

La congiuntivite può essere anche allergica. I sintomi possono essere sovrapponibili a quelli delle altre due forme, virale e batterica, come bruciore e gonfiore. Il campanello d’allarme è la presenza di prurito, che può essere anche molto forte. Se la congiuntivite è causata da un’allergia (per esempio ai pollini delle piante) più che a un oculista è meglio rivolgersi a un allergologo.

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6) Diarrea

La diarrea è tra i più comuni effetti collaterali degli antibiotici. Qui invece parliamo dell’uso degli antibiotici per contrastare la diarrea dovuta a gastroenterite. Spesso infatti vengono prescritti quando i sintomi della gastroenterite – oltre alla diarrea, possono esserci nausea, vomito, gonfiore, dolore addominale, crampi, e a volte anche febbre – durano per diversi giorni
I rischi principali dovuti alla gastroenterite sono la disidratazione e la malnutrizione, per cui occorre reintegrare i minerali e i liquidi persi

Se è virale basta reidratarsi 

La causa più probabile della diarrea è un’infezione virale (dovuta perlopiù a rotavirus, adenovirus e norovirus), quindi niente uso di antibiotici. È un problema che in genere si risolve senza il ricorso ad alcun trattamento: basta semplicemente la reidratazione

Se c'è sangue nelle feci

Anche una diarrea di origine batterica non necessita sempre dell’antibiotico. Questo invece potrebbe essere utile quando nelle feci è presente sangue. Al contrario, febbre alta, scariche ricorrenti e per giorni non sono sinonimo di infezione batterica e della necessità dell’antibiotico.

Quando usare l'antibiotico

Può essere utile assumere antibiotici in presenza di grave disidratazione associata a una significativa presenza di sangue nelle feci, e anche nei pazienti immunocompromessi
La cura antibiotica serve a ridurre sia la durata dei sintomi sia il rischio di perforazione intestinale (e altre possibili complicanze). La scelta del tipo di antibiotico andrebbe fatta dopo l’identificazione dell’agente patogeno – attraverso l’esame delle feci (coprocoltura) – in modo da essere sicuri di somministrare il trattamento specifico.

 
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