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Vaccino anti-Covid: l’82% degli italiani dice sì

Più di 8 persone su 10 vedono il vaccino di buon occhio, tra chi lo farebbe subito e chi invece preferisce attendere (30%). Quasi 3 su 4 condividono le priorità date dal piano vaccinale, ma il 46% pensa che dovrebbe diventare obbligatorio per tutti, mentre il 71% è convinto che non toglieremo la mascherina prima del 2022. Questo e altro ci hanno raccontato gli oltre mille intervistati della nostra inchiesta. Le nostre richieste al Governo per una maggiore trasparenza.

  • articolo di
  • Alessandra Maggioni
03 febbraio 2021
  • articolo di
  • Alessandra Maggioni
fiala vaccino anti-Covid

Gli italiani sono disponibili a sottoporsi alla vaccinazione anti COVID-19? La risposta è SI: il 52% è pronto a vaccinarsi nel più breve tempo possibile mentre il 30% dice di volersi vaccinare solamente dopo aver visto gli effetti collaterali sulle persone che lo hanno già fatto e dopo averne verificato la reale efficacia. A non volersi vaccinare invece è l’8% del campione intervistato mentre il restante 10% dice di non sapere che cosa fare.

A far emergere il dato è la nostra inchiesta, effettuata nella seconda metà di gennaio su un campione di circa mille intervistati di età compresa tra i 18 e i 74 anni, con il principale obiettivo di poter ottenere un quadro generale su opinioni e aspettative in merito alla vaccinazione anti Covid. Come si pongono quindi gli italiani nei confronti di un tema tanto importante, attuale e sentito come i vaccini anti Covid? Vediamolo nel dettaglio.

Disponibilità a vaccinarsi

Il nodo cruciale dell’inchiesta verteva, naturalmente, sulla disponibilità a vaccinarsi o sull’assoluta contrarietà nel farlo. La maggioranza degli intervistati vorrebbe vaccinarsi prima possibile mentre il 30%, come visto, intende vaccinarsi, ma non nell’immediato, per varie ragioni: c’è chi teme il vaccino per gli effetti collaterali avuti in precedenti esperienze vaccinali, chi è allergico a molti farmaci e chi ha diverse altre patologie e preferisce informarsi bene presso gli specialisti.

inciesta vaccini anti-Covid - grafico1

C’è poi chi pensa che ci siano categorie che hanno la precedenza, chi sostiene che non si conoscano gli effetti collaterali a lungo termine e chi invece vorrebbe attendere più sperimentazione.

Ciò che emerge chiaramente è che, rispetto ad altri paesi presi in esame, il livello di istruzione, in Italia, è la variabile che incide con maggiore influenza sull’intenzione di volersi vaccinare: minore è il grado d’istruzione, maggiore è la volontà di non vaccinarsi.

Un altro punto di rilevante interesse è che, complessivamente, maggiore è la percezione di avere una buona informazione sui vaccini, maggiore è anche la disponibilità a vaccinarsi. L’aver avuto un coinvolgimento diretto con il COVID-19, inoltre, fa sì che le persone siano maggiormente predisposte a farsi somministrare il vaccino: tra coloro che hanno un parente o un amico appartenente ad una categoria a rischio, solamente il 6% non si vaccinerebbe. Se invece parenti o amici non fanno parte di categorie a rischio, la percentuale sale al 9%. Chi ha perso qualcuno per il COVID-19 invece, dichiara di volersi vaccinare immediatamente di più rispetto a chi non ha vissuto questa esperienza: 57% contro 52%.

Gli intervistati contrari al vaccino

Tra coloro che non vogliono essere vaccinati (del tutto, non immediatamente o che hanno dubbi) il 25% pensa che, a proposito dei vaccini, ci siano degli interessi economici e politici nascosti. La percentuale aumenta al 57% per quelli assolutamente contrari alla vaccinazione.

Ma le ragioni principali risiedono nella preoccupazione per i possibili effetti collaterali, nel fatto di non appartenere a categorie ad alto rischio e nella mancanza di fiducia nella validità del processo che ha portato all’approvazione.

E se la vaccinazione fosse obbligatoria?

Il 5% degli italiani intervistati dice che non accetterebbe la vaccinazione neppure se fosse obbligatoria per queste tre principali ragioni:

  • Il 62% di questo 5%, afferma di temere i possibili effetti collaterali.
  • Il 30% non si vaccinerebbe perché non appartiene a nessuna categoria ad alto rischio.
  • Il 30% dice di non fidarsi del processo di realizzazione/approvazione dei vaccini.

Impatto personale, sociale ed economico

Dopo un anno dal primo caso accertato di COVID-19 in Italia, si può dire che l’impatto della pandemia sulla popolazione è stato enorme. Complessivamente, solo il 17% degli italiani intervistati, in un modo o nell’altro, non è stato coinvolto: il 10% ha infatti avuto un parente o un amico morto a causa delle conseguenze del COVID-19, mentre il 35% ha avuto un parente o un amico che si è infettato e il 9% ha la certezza di aver contratto la malattia.

Per il 32% inoltre, la crisi dovuta alla pandemia ha provocato problemi di salute mentale mentre il 25% ha dichiarato di avere avuto un drastico peggioramento della situazione economica.

Le informazioni sulla vaccinazione

Un punto molto interessante dell’inchiesta ha riguardato la percezione che le persone intervistate hanno nei confronti della loro personale informazione sulla vaccinazione: il 36% degli italiani dichiara di essere complessivamente molto ben informato sul tema, tuttavia, il 19% ha l’impressione di non essere adeguatamente informato o di non esserlo del tutto, in particolare sugli effetti collaterali e sul processo di sviluppo dei vaccini e la loro autorizzazione.

Gli altri aspetti presi in considerazione per chiedere agli intervistati quanto si sentano informati sul tema, riguardano l’efficacia dei vaccini, sul quale quasi il 41% del campione si ritiene ben informato e il piano strategico vaccinale, sul quale il 20% si dichiara molto poco informato e l’11% per nulla.

Efficacia e rischi della vaccinazione

Per il 56% del campione intervistato, la vaccinazione avrà grande efficacia nel ridurre i sintomi e le conseguenze sulla salute, mentre per quanto riguarda le nuove varianti del virus, la percezione dell’efficacia dei vaccini scende al 40%.

Il 57% ritiene inoltre che, grazie alla vaccinazione, si riuscirà a prevenire la trasmissione del virus e il 61% che si ridurrà il tasso di mortalità.

I rischi che vengono maggiormente percepiti invece sono per il 12% i gravi effetti collaterali, per il 18% gli effetti collaterali blandi come spossatezza, dolore lieve, febbricola o rush cutaneo, mentre per il 7% la morte.

Aspettative e ritorno alla “vita normale”

Complessivamente, la maggior parte degli intervistati prevede un 2021 molto complicato nonostante l’attuazione delle campagne vaccinali: il 69% ritiene che non ci sarà una ripresa dell’economia nazionale prima del 2022 e il 71% è convinto che almeno fino al 2022 indosseremo le mascherine.

D’altro canto, c’è anche la percezione che la vaccinazione contribuirà a riportare le cose alla normalità: il 72% infatti crede che sarà estremamente importante per la ripresa della vita sociale e il 73% ritiene che contribuirà a ridurre la pressione sul sistema sanitario.

Patentino, obbligo e piano vaccinale

Dall’inchiesta sono emerse alcune opinioni piuttosto interessanti in relazione alla vaccinazione: gli italiani intervistati hanno parlato di “patentino di immunità”, responsabilità legale delle case farmaceutiche, fiducia nel governo e nella sua trasparenza nel condurre il processo di acquisto dei vaccini, dubbi sulla sicurezza di tali vaccini e, soprattutto, di quanto sia appropriato l’ordine con cui si è data priorità ad alcune categorie e le opinioni sull’obbligatorietà. Possiamo vedere ben rappresentato tutto ciò nel grafico

inciesta vaccini anti-Covid - grafico2 

L’ordine di somministrazione dei vaccini

Tra le opinioni più rilevanti in tema di vaccini anti Covid emerse dalla nostra inchiesta, c’è quella che riguarda l’ordine del piano vaccinale scelto dal governo italiano. Come riporta il grafico qui sotto, il 74% dice di essere d’accordo, il 17% non ha un’opinione ben definita mentre il 9% non è d’accordo.

inciesta vaccini anti-Covid - grafico3 

La metodologia dell’inchiesta

Per poter effettuare la nostra inchiesta, abbiamo inviato un questionario da compilare online al campione scelto e le risposte sono state poi raccolte ed elaborate da un panel di esperti. Per l’Italia sono state considerate valide 1.002 risposte, tenendo conto di: genere, età, livello di istruzione, area in cui si vive e grado di urbanizzazione.

Abbiamo preso in considerazione l’impatto personale, sociale ed economico che il COVID-19 ha avuto sulle persone intervistate, la loro percezione sull’informazione riguardo ai vaccini, la disponibilità a vaccinarsi e le ragioni principali per le quali, invece, non ci si vuole vaccinare.

Sono poi state prese in esame la percezione dell’efficacia e dei rischi dei vaccini, le aspettative sul ritorno ad una “vita normale” e le opinioni più rilevanti degli italiani intervistati in relazione ai diversi aspetti della vaccinazione come, ad esempio, l’obbligatorietà del vaccino, le responsabilità legali delle case farmaceutiche o la correttezza dell’ordine con cui il vaccino viene somministrato alle varie categorie.

Chiediamo più trasparenza

Soltanto un terzo degli intervistati afferma che c’è stata completa trasparenza da parte del Governo e delle case farmaceutiche sui diversi aspetti legati allo sviluppo dei vaccini e sui contratti di fornitura. Un vuoto informativo che non è senza conseguenze: lo ha dimostrato in queste ultime settimane lo scandalo la vicenda legata alla mancata fornitura dei vaccini di AstraZeneca e il rimpallo di responsabilità tra Governo e casa farmaceutica.

La trasparenza sui contratti è invece fondamentale per rinsaldare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e aumentare la propensione a vaccinarsi. 
Per questo chiediamo al ministero della Salute un impegno su 3 punti:

  1. Rendere pubblici i termini dei contratti stipulati con le diverse aziende che ci forniscono e ci forniranno in futuro questi vaccini (prezzo per dose, dosi previste, tempistiche).
  2. Rendere pubblici gli accordi stabiliti sulla responsabilità per eventuali danni legati alla somministrazione dei vaccini e che siano garantiti meccanismi di compensazione rapidi e adeguati per questa eventualità, come è già previsto per i vaccini obbligatori.
  3. Spiegare con chiarezza le motivazioni che sono alla base delle scelte di strategia vaccinale, in particolare di specificare meglio su quali basi verranno scelti i vaccini per le diverse categorie di cittadini, alla luce dei dati emersi dagli studi sui diversi vaccini autorizzati.