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Disoccupazione: come ottenere la Naspi

01 settembre 2022
naspi disoccupazione

La Naspi è l’assegno erogato dall’Inps a chi resta senza lavoro, che prevede una indennità mensile per massimo 2 anni. Ma chi lo può chiedere? Quanto dura? Come si fa la domanda? E vale anche per gli insegnanti precari che fanno supplenze? Ecco tutto quello che devi sapere.

La Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) costituisce uno dei pilastri degli ammortizzatori sociali italiani, che permette a chi ha perso il posto di lavoro di ricevere un assegno mensile di importo massimo di 1.360 euro per massimo 24 mesi. 

La Naspi è stata istituita nel 2015 e ha sostituito le vecchie indennità di disoccupazione, Aspi e mini-Aspi.  

Quando si ha diritto alla disoccupazione?

La Naspi spetta ai lavoratori subordinati che hanno perso involontariamente il lavoro. Per poter richiedere l’assegno di disoccupazione bisogna avere almeno 13 settimane di contribuzione versata nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Per settimane di contribuzione versata si intendono le settimane per le quali sono stati versati i contributi dal datore di lavoro, i contributi figurativi per la maternità o per il congedo parentale e i periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli fino a 8 anni per un massimo di 5 giorni lavorativi all’anno. 

Non vengono conteggiati i periodi di CIG sia Straordinaria che Ordinaria a zero ore.

Chi ha diritto alla disoccupazione

Possono fare richiesta per la Naspi, se si trovano in stato di disoccupazione:

  • i lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti;
  • i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni;
  • il personale artistico con contratto di lavoro subordinato;
  • dal 2022 gli operai agricoli a tempo indeterminato.

Sono esclusi dall’indennità di disoccupazione:

  • i dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni;
  • gli operai agricoli a tempo determinato;
  • chi ha maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia o per quella anticipata.

Chi percepisce l’assegno di invalidità può scegliere se optare per la Naspi o sospendere quindi l’altro contributo a sostegno del reddito.

Con le dimissioni o la conciliazione si perde la disoccupazione?

Lo stato di disoccupazione, per garantire il diritto alla Naspi, deve essere involontario. Infatti, in caso di dimissioni non è possibile fare richiesta dell’indennità di disoccupazione. Tuttavia, esistono diverse situazioni in cui è possibile richieder la Naspi anche se non si è stati “semplicemente licenziati”.

Dimissioni per giusta causa

Si considerano dimissioni per giusta causa:

  • il mancato pagamento dello stipendio;
  • le molestie sessuali nel luogo di lavoro o il comportamento ingiurioso del datore di lavoro;
  • la modifica peggiorativa delle mansioni lavorative;
  • il mobbing;
  • in caso di trasferimento d’azienda, entro i tre mesi successivi, per sostanziale modifica delle condizioni di lavoro;
  • lo spostamento del lavoratore da una sede a un’altra senza ragioni organizzative;
  • lo stress lavoro correlato.

La Naspi spetta anche se la lavoratrice dà le dimissioni nei 300 giorni prima della data presunta del parto e nel primo anno di vita del bambino.

Risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro

Nel caso in cui il datore di lavoro voglia licenziare il lavoratore per ragioni legate all’attività e al suo funzionamento e si arrivi a una conciliazione presso l’ispettorato territoriale del lavoro è possibile richiedere la Naspi. Allo stesso modo, il licenziamento disciplinare non vieta al lavoratore di richieder la disoccupazione.

A quanto ammonta l’assegno di disoccupazione

Il calcolo dell’assegno di disoccupazione avviene dividendo la retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi 4 anni per il numero di settimane lavorate nello stesso periodo. Il risultato viene moltiplicato per un coefficiente fissato dall’Inps.

Per il 2022, se il risultato di questa operazione è:

  • maggiore di 1.250,87 euro la Naspi mensile sarà pari al 75% della retribuzione di riferimento;
  • minore o uguale a 1.250,87euro la Naspi mensile sarà pari al 75% di 1.250,87 euro + il 25% della differenza tra la retribuzione di riferimento e 1.250,87euro.

In ogni caso l’assegno di disoccupazione non può superare i 1.360,77 euro mensili per il 2022. Infatti, queste soglie di reddito vengono riviste annualmente dall’Inps. Per le domande presentate dal 2022, la Naspi si riduce del 3% ogni mese dopo i primi sei mesi di fruizione o dopo i primi 8 mesi se la persona che la percepisce ha più di 55 anni alla data di presentazione della domanda di disoccupazione.

Se si trova lavoro si perde la disoccupazione

Si perde il diritto all’assegno di disoccupazione se si inizia a lavorare, si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata, si ottiene il diritto all’assegno di invalidità o non si partecipa senza giustificato motivo alle iniziative di orientamento dei centri per l’impiego.

Il diritto alla Naspi si perde anche ogni volta che, in caso di inizio di una nuova attività lavorativa anche autonoma o di rapporti di lavoro part-time rimasti in essere quando si presenta la domanda non si comunica all’Inps il reddito presunto derivante da queste attività, che serve per ridurre l’importo dell’assegno mensile eventualmente ancora spettante.

La Naspi viene sospesa se si trova un nuovo lavoro di durata massima di 6 mesi percependo un reddito inferiore a 8.173,91 euro.

Insegnanti precari e Naspi: come funziona?

Per gli insegnanti non ci sono particolari eccezioni, ma essendo una categoria di lavoratori che soprattutto a inizio anno scolastico inizia e termina ripetutamente le collaborazioni con diversi istituti, possono sorgere alcuni dubbi sul conteggio delle giornate di supplenza ai fini della Naspi.

Le supplenze sono contratti di lavoro a tutti gli effetti, per questo motivo vengono considerate ai fini del conteggio delle 13 settimane di lavoro prestato negli ultimi 4 anni. Pertanto, se tramite le supplenze si raggiunge il limite minimo di settimane lavorate è possibile presentare domanda per la Naspi. Ricordiamo però che, se si trova lavoro entro gli 8 giorni successivi alla data di cessazione del rapporto di lavoro o durante il periodo di preavviso, la Naspi non spetta.

Da ultimo, in caso di rioccupazione con contratto di lavoro subordinato di durata superiore a sei mesi e/o con un reddito annuo presunto superiore a 8.173,91 euro, la prestazione decade, se non si superano questi limiti e si comunica regolarmente all’Inps il reddito presunto derivante dal rapporto di lavoro chiedendo il cumulo, la Naspi viene ridotta ma si continua a percepirla, in caso contrario viene sospesa.

Quanto dura la Naspi

L’assegno di disoccupazione viene sempre corrisposto mensilmente e viene riconosciuto per la metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni. Pertanto, la durata massima della Naspi è fissata in 24 mesi

L’assegno viene corrisposto dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno. Normalmente decorre dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda che deve sempre esser presentata entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, che ha decorrenze diverse a seconda della causa del licenziamento.

Come richiedere la Naspi

Come abbiamo visto la domanda per ottenere la Naspi deve esser presentata entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

La domanda può esser presentata:

  • direttamente dal lavoratore tramite il sito dell’Inps loggandosi con la SPID o la CIE;
  • tramite enti di patronato;
  • tramite contact center al numero 803164 per la rete fissa o 06164164 per la rete mobile.

L’Inps impiega fino a 30 giorni per la lavorazione della pratica.

Le tasse sulla Naspi

Quando si parla di indennità di disoccupazione si pensa che quanto erogato dall’Inps sia esente da imposte, invece, essendo un contributo che sostituisce il reddito da lavoro, viene tassato con le stesse modalità delle retribuzioni.

L’Inps quando eroga la Naspi lo fa già al netto delle imposte da versare, infatti funge da sostituto d’imposta e versa le ritenute a titolo di acconto su quanto dovuto per tutto l’anno. L’applicazione di Irpef e addizionali è la stessa che avviene normalmente sulle buste paga, allo stesso modo verranno riconosciute le detrazioni per familiari a carico, comprese quelle per i figli con più di 21 anni che non rientrano nel novero dell’assegno unico universale riconosciuto per i figli a carico tra 0 e 21 anni.

Se durante l’anno oltre alla Naspi sono stati percepiti altri redditi, l’anno successivo è obbligatorio presentare la dichiarazione dei redditi per effettuare il conguaglio, questo significa che molto probabilmente ci saranno da versare delle imposte a saldo che non sono state trattenute in corso d’anno. In ogni caso, l’Inps deve rilasciare la CU per permettere ai contribuenti di presentare la propria dichiarazione.