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Acquisti a rate? A cosa prestare attenzione

07 aprile 2017
carta di credito

Hai deciso di comprare un elettrodomestico o un cellulare a rate? Fai attenzione, spesso sui costi del prestito c’è  scarsa trasparenza e tanta confusione. Spuntano anche le polizze.

La debole ripresa economica degli ultimi tempi ha indotto gli italiani ad avere un po’ più di fiducia nel futuro e, quindi, a usare lo strumento del credito. Secondo una fotografia scattata nei primi 5 mesi del 2016 da Crif sulla base dei dati Eurisc, il sistema che raccoglie oltre 78 milioni di posizioni creditizie, un terzo degli italiani ha un mutuo o un prestito (personale o finalizzato all’acquisto di un bene). Si affida quindi alle rate per andare avanti, per un esborso mensile medio di 362 euro. A fare la parte del leone (43%) è il credito al consumo, cioè l’acquisto a rate di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, mobili ma anche viaggi. Seguono i prestiti personali (34%) e i mutui (22%). Ma quanto ci costano le rate? Cosa succede nei negozi? Per rispondere a queste domande, ci siamo messi nei panni di chi vuole comprare a rate un elettrodomestico, un attrezzo sportivo e dei mobili e, nel dicembre scorso, abbiamo visitato 224 negozi di 11 grandi città lungo tutta la Penisola (Torino, Milano, Verona, Bergamo, Brescia, Genova, Bologna, Roma, Napoli, Taranto, Bari). Abbiamo raccolto 247 offerte di prestito. In molti casi l’offerta è a tasso zero, quello vero (Taeg zero), quindi conveniente. In molti altri, però, abbiamo trovato tassi a due cifre, da cui è meglio stare alla larga. Sapere quanto ci costano le rate prima di firmare il contratto di finanziamento non è affatto scontato. Nonostante la legge sia chiara su questo punto e imponga di consegnare ai clienti i documenti di trasparenza che riportano in modo chiaro il Taeg (il vero costo del prestito comprensivo di tutte le spese), la nostra inchiesta mostra che nei negozi non succede in otto casi su dieci. Gli addetti alla vendita dicono a voce le condizioni o le scrivono su un fogliettino volante o sul depliant con la promozione. Non solo. Ci danno spesso anche il Taeg sbagliato.

Debito consapevole e sicuro

UnaTasso zero? Ben venga. Le comode rate mensili? Interessanti come le raccontano i commessi nei negozi o strillate a lettere cubitali sui depliant pubblicitari. Un amo a cui non bisogna abboccare senza aver verificato il vero costo del prestito. Come? Chiedendo al commesso il modulo europeo Secci dove trovate il Taeg. Come dimostra la nostra inchiesta, l’addetto alla vendita non ve lo darà quasi mai spontaneamente (appena due su dieci ce lo hanno consegnato). Non solo. Anche quando vi comunica la tanto sospirata percentuale non è detto che sia giusta. Per non farsi prendere dalla frenesia dell’acquisto e per non rischiare di rimanere imbrigliati in un finanziamento senza conoscerne i costi e le condizioni, oltre al modulo europeo, fatevi dare una copia del contratto di finanziamento e portatelo a casa senza firmare nulla in negozio. Anche qui è molto probabile che il commesso non ve lo dia, sostenendo che viene consegnato solo dopo la firma; potete replicare che è vostro diritto averlo prima della firma per decidere in maniera consapevole se sottoscriverlo o meno.

Tutti zitti sulle rate

Spesso sono i volantini pubblicitari a spingerci a varcare la soglia dei negozi attirati dalle offerte. Per saperne di più, spesso dicono “maggiori informazioni in negozio”. Troppo spesso non è così. Si torna a casa con in tasca il volantino con i tassi scritti a mano dal commesso o un foglio con il numero di rate e l’importo, ma senza Taeg. Tra gli oltre 200 negozi visitati abbiamo notato che alcuni sono particolarmente allergici al Secci.

Occhio a non fare troppi debiti

Prima di sottoscrivere il contratto fate un po’ di conti: se avete per esempio già un mutuo da pagare o un prestito personale, considerate la rata mensile e sommatela a quella che dovreste pagare per il computer nuovo. Se così facendo scoprite che vi indebitate per oltre il 33% circa del vostro reddito mensile lasciate perdere. Il rischio di non riuscire a pagare una o più rate o di farlo in ritardo aumenta e significa anche avere poi difficoltà di accesso al credito in futuro, perché si viene segnalati come cattivi pagatori nelle Centrali rischi che vengono consultate dalle finanziarie e dalle banche prima di farci credito, per verificare il nostro passato di debitori. Avete comunque ancora la possibilità di cambiare idea e recedere entro 14 giorni dalla firma senza spese.

Sotto il Vesuvio spunta la polizza

In troppi negozi di Napoli (14 su 22 visitati nella nostra inchiesta) se compri a rate ti rifilano una polizza. Obbligatoria, altrimenti niente finanziamento. Secondo il Codice del consumo, se la finanziaria obbliga il cliente a comprare la polizza, da lei stessa venduta, per erogare un prestito fa una pratica scorretta a cui ci si può opporre. Con una segnalazione all’Antitrust sul sito www.agcm.it. Noi l’abbiamo fatta. Hanno cercato di abbinare la polizza obbligatoria al prestito anche in altre città, ma sono casi isolati (in un solo negozio a Brescia, Taranto, Torino, Bologna e Bari).

Vade retro revolving

Le denunce fatte negli anni scorsi sulle pratiche scorrette a danno degli ignari clienti che firmavano un contratto di finanziamento e si ritrovavano in tasca una carta revolving hanno portato i loro frutti. Si tratta di una carta simile a una carta di credito tradizionale, perché ci dà una linea di credito, con la differenza che la spesa fatta con la carta non si paga a fine mese tutta insieme, ma è suddivisa in rate su cui si versa un tasso di interesse piuttosto salato, quasi sempre a due cifre. Nei negozi dell’inchiesta non c’è più traccia di questa pratica. Nessuno ci ha rifilato la carta con una clausola nel contratto di finanziamento. In generale, visti gli alti tassi d’interesse, meglio non usare le revolving. Se volete sottoscriverne una per accedere a un prestito a tasso zero verificate le condizioni e ricordate che è vostro diritto recedere dal contratto.