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Prestiti tra privati: attenzione alle truffe

I prestiti tra privati, o social lending, si sviluppano intorno a una community online di privati che prestano soldi a privati attraverso piattaforme vigilate dalla Banca d’Italia. Esistono, però, anche società non meglio identificate o privati che, attraverso una piattaforma social, promettono prestiti facili e veloci. Peccato che i soldi poi non arrivino mai e a rimetterci sono sempre i cittadini che hanno bisogno di denaro. Ma come fare a capire se ci troviamo davanti ad una truffa? Ecco alcuni suggerimenti.

13 marzo 2023
prestiti privati

Cos’è il social lending

Il social lending si sviluppa intorno a una community online, all’interno della quale si incontrano prestatori di denaro e richiedenti un prestito. I primi mettono a disposizione il loro capitale in cerca di rendimenti interessanti; i secondi, invece, possono richiederlo a prestito, ripagandolo in rate mensili proprio come accade con un normale finanziamento.

In effetti ci sono ancora delle categorie di clienti che difficilmente hanno accesso al credito in banca: pensiamo per esempio ai cosiddetti lavoratori “atipici”. In questi casi una soluzione per loro potrebbe arrivare dalle piattaforme social. Il social lending potrebbe dunque essere una possibile soluzione per chi ha bisogno di un prestito: privati che prestano soldi a privati attraverso piattaforme vigilate da Banca d’Italia.

Ma quali sono i vantaggi e i rischi del social lending?

Per poter operare, sia come richiedente prestiti sia come finanziatore/prestatore, occorre prima registrarsi sui siti. In alcuni casi è anche possibile concludere i contratti online tramite la firma digitale, oppure a domicilio arriva in seguito il contratto di adesione che occorre firmare e rinviare al gestore del sito (con anche l’autorizzazione rilasciata alle società che gestiscono le piattaforme di addebitare le rate sul proprio conto corrente o di accreditare sul conto le somme a pagamento di soldi prestati).

In molti casi con l’adesione si aprono anche dei conti di pagamento su cui transitano le rate dei prestiti da pagare e le rate restituite per gli investitori. Infatti, le società che gestiscono le piattaforme offrono anche un servizio di incasso e pagamento del denaro.

Per chi chiede un prestito, nel modulo di adesione devono anche essere indicati dei dati personali e finanziari (per esempio se l’abitazione in cui si abita è di proprietà o meno, il tipo di lavoro e il tipo di contratto, il reddito mensile netto, il datore di lavoro), informazioni che servono a verificare l’affidabilità finanziaria del soggetto e ad attribuirgli un rating, cioè un voto su tale affidabilità. Il rating viene attribuito anche considerando la storia di buono o cattivo pagatore del richiedente, utilizzando i dati raccolti dalle cosiddette “Centrali rischi private” (per esempio Crif o Experian).

I gestori delle piattaforme sono istituti di pagamento o intermediari finanziari ma non svolgono attività di mediazione creditizia; secondo il TUB (Testo unico bancario) infatti è mediatore creditizio chi mette in relazione banche o intermediari con i clienti per la concessione di finanziamenti. Nel caso invece delle società di social lending non c’è formalmente “mediazione creditizia” perché esse mettono in relazione privati con privati per la concessione di un prestito. La loro regolamentazione potrebbe cambiare con la revisione della direttiva sul credito al consumo visto che nelle nuove definizioni rientrano ora nel credito al consumo anche i prestiti tra i privati. Mettere in contatto i privati per fare finanziamenti usando una piattaforma online è sicuramente un’innovazione interessante anche per i consumatori, però solo se rispetta regole di trasparenza, correttezza e garanzia imposte dalla normativa di mercato.

Rapporto tra social lending e crowdfunding

Il social lending è una particolare forma di crowdfunding, parola inglese composta da crowd, folla e funding, finanziamento, dunque finanziamento collettivo, cioè un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere progetti particolari. In genere la raccolta di denaro avviene usando delle piattaforme online. Tra i diversi modelli di crowdfunding presenti sul mercato, i più diffusi sono i modelli reward based, donation based, equity based e social lending.

  • Reward based: mediante piattaforme online offre la possibilità di poter partecipare al finanziamento di un progetto ricevendo in cambio un premio o una specifica ricompensa non in denaro (per esempio i prodotti che sono stati rea- lizzati col progetto).
  • Donation based: prevede di effettuare donazioni per sostenere una determinata causa o iniziativa senza ricevere alcun ritorno economico.
  • Equity based: si realizza nel caso in cui, mediante un investimento effettuato su una piattaforma online, si acquisisce un titolo di partecipazione in una società, che fornisce diritti patrimoniali e/o amministrativi nell’impresa beneficiaria dell’investimento. L’Italia si è dotata di una regolamentazione per questa particolare forma di crowdfunding.
  • Social lending: rappresenta una forma peculiare di crowdfunding in quanto offre la possibilità di realizzare prestiti tra privati; chi presta è ricompensato con il pagamento di interessi da parte di chi ha bisogno del prestito. L’incontro tra le parti si realizza attraverso le piattaforme online. Di questo particolare crowdfunding ci occuperemo in questa sede.

Come fare a capire che si tratta di una truffa

Non si tratta di social lending quindi di prestiti “peer to peer” offerti da società autorizzate attraverso piattaforme informatiche in cui si mettono in contatto prestatori di denaro e richiedenti un prestito. Stiamo parlando di veri e propri contratti falsi in cui, società non autorizzate ad operare o personaggi dalle false generalità, stipulano degli accordi con i consumatori con l’unica finalità di farsi pagare un anticipo o delle spese di istruttoria senza poi concedere alcun prestito. Tutto sempre tramite piattaforme social. Capire la differenza tra prestiti peer to peer o truffe di questo genere non è facile. Alcuni segnali possono far scattare in noi un campanello d’allarme.

  • Spese chieste in anticipo. Quando si tratta di una truffa, molto spesso il richiedente del prestito deve versare un importo prima di ottenere la somma di denaro richiesta. In genere si tratta di un anticipo sugli interessi dovuti o delle spese da pagare subito prima dell’erogazione del prestito. Una volta intascati i soldi il prestatore, però, diventa irraggiungibile dal cliente. Per questo motivo è bene stare assolutamente alla larga da coloro che chiedono interessi o altre spese in anticipo.
  • Tassi di interesse troppo alti. Alcuni prestatori approfittano del bisogno di denaro da parte del richiedente per offrirlo a tassi d’interesse molto alti. È bene fare attenzione perché al di sopra di un certo limite di tassi d’interesse un finanziamento è considerato usuraio. La legge antiusura fissa delle soglie che non possono essere superate per ogni opzione di finanziamento alle quali è possibile accedere. Un prestito tra privati potrebbe essere considerato usurario anche nel caso in cui il tasso d’interesse sia troppo alto in base alle caratteristiche del finanziamento e alle garanzie fornite dal cliente. Sarà il giudice a stabilirlo.
  • Annunci sgrammaticati. Molti degli annunci presentano spesso chiari segni di inganno, per esempio un italiano scorretto e costruzioni sintattiche forzate. Spesso ci si può accorgere della truffa dato che il testo è pieno di errori ortografici o di sintassi. Questo perché molte volte i truffatori sono persone straniere, che utilizzano traduttori automatici per scrivere gli annunci o le e-mail.

Anche se nel caso dei prestiti tra privati è più complicato (perché qualsiasi persona che abbia un certo capitale da investire può scegliere di offrire un prestito) possiamo comunque verificare “l’identità” dell’intermediario che abbiamo davanti. Per capire se siamo di fronte ad operatori autorizzati basta andare sull’albo gestito da OAM (organismo di controllo degli agenti e dei mediatori).