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Buoni spesa 2022, cosa sono e come si ottengono

Nati in tempi di pandemia per aiutare le famiglie più in difficoltà a fare la spesa, i "buoni spesa" sono tornati anche nel 2022. Dei 500 milioni stanziati dal Governo con il Decreto Sostegni Bis nel 2021, infatti, sono rimasti ancora soldi, tanto che è stata prolungata la possibilità di distribuirli ai cittadini. Ecco a chi spettano, come si ottengono e a quanto ammontano.

  • Con il contributo esperto di
  • Tatiana Oneta
  • articolo di
  • Luca Cartapatti
02 maggio 2022
  • Con il contributo esperto di
  • Tatiana Oneta
  • articolo di
  • Luca Cartapatti
donna che fa la spesa al supermercato

Per contribuire a far fronte alle difficoltà economiche dell'emergenza coronavirus, il Governo nel 2021 con il Decreto Sostegni Bis ha messo a disposizione altri 500 milioni di euro per aiutare le famiglie più in difficoltà a causa della crisi economica susseguente alla pandemia. Il provvedimento è di luglio scorso, ma tra i decreti attuativi e le delibere comunali che in molti casi si sono fatte attendere, in diverse amministrazioni a fine 2021 sono rimasti dei fondi destinati a tale scopo, che hanno permesso il rinnovo dei termini per presentare la domanda anche nel 2022.

Quando richiedere i buoni spesa?

La prima cosa da fare è verificare la situazione presso il proprio Comune di residenza, in diversi Comuni il bando è attivo in questo periodo. Poiché i fondi sono limitati è bene affrettarsi, anche se i Comuni sono autonomi nella definizione dei criteri per assegnarli, in base ai dati di reddito in suo possesso. 

Quanto valgono i buoni spesa?

In base ai fondi ricevuti dallo Stato, ogni Comune deve fare una stima dei nuclei familiari cui riesce ad elargire il contributo e stabilire di conseguenza i requisiti necessari per ottenerli. Per questo motivo non c’è un importo fisso, valido in tutto il territorio nazionale, ogni Comune procede in autonomia. 

Per questo ci sono Comuni che hanno stabilito caratteristiche molto stringenti per elargirli, in modo da dare un contributo più cospicuo alle famiglie in particolare stato di necessità economica, mentre altri che hanno preferito riconoscere contributi minori a una più vasta platea di cittadini. Gli importi minimi in ogni caso si attestano intorno ai 100/200 euro.

Come fare domanda per i buoni spesa?

Il cittadino deve presentare la domanda per i buoni spesa secondo le modalità stabilite dal Comune di residenza. Quindi, se tutti i Comuni hanno pubblicato sul loro sito le caratteristiche necessarie per ottenerli, non tutti hanno avviato una procedura on line per presentare la richiesta degli stessi.

Infatti, in diverse amministrazioni la modulistica è scaricabile dal sito ma la presentazione della stessa avviene di persona o via mail. In ogni caso, nelle amministrazioni più digitalizzate l’accesso avviene tramite SPID o CIE.

Quali sono i requisiti per ottenere i buoni spesa?

Ancora una volta è il Comune che decide le caratteristiche che il nucleo familiare deve possedere per ottenere i buoni spesa. In particolare, le fasce di reddito ISEE che danno diritto all’accesso alla misura variano molto da un Comune all’altro, soprattutto perché le amministrazioni comunali conoscono la distribuzione reddituale dei propri amministrati, quindi hanno dovuto ripartire le risorse destinate dallo Stato tra i nuclei che reputano più bisognosi.

Tuttavia, le caratteristiche che vengono analizzate per l’erogazione dei buoni spesa sono:

  • Residenza presso il Comune
  • Composizione del nucleo familiare
  • Patrimonio mobiliare (conti correnti…) e immobiliare (possesso della casa, mutuo, affitto…)
  • Situazione lavorativa dei componenti e reddito dei singoli;
  • Altri interventi economici pubblici già percepiti.

La gran parte dei dati viene dichiarata già con la DSU (dichiarazione sostitutiva unica) che si presenta per ottenere l’ISEE, utile appunto alla richiesta dei buoni spesa.

Come usare i buoni spesa

I Comuni possono scegliere come erogarli, ma sono pochissime le amministrazioni che hanno optato per buoni cartacei, la modalità più diffusa è l’erogazione digitale. In pratica, si va dal semplice buono inviato online via mail da stampare all’accredito sulla tessera sanitaria da usare come carta prepagata in negozio.

Ovviamente i buoni spesa possono esser utilizzati solo per l’acquisto di beni di prima necessità, infatti, in molti casi sono previste convenzioni ad hoc con negozio o catene di supermercati locali che hanno dato la disponibilità nel ritirarli.

Soldi ai Comuni: come sono stati ripartiti 

L’50% del finanziamento (250 milioni di euro) è stato assegnato in base alla popolazione residente di ciascun Comune, mentre il restante 50% (250 milioni di euro) sarà ripartito nelle zone con reddito pro capite più basso della media nazionale (o per l'esattezza in base alla distanza tra il valore del reddito pro capite di ciascun comune e il valore medio nazionale, ponderata per la rispettiva popolazione). I valori reddituali comunali sono quelli relativi all’anno d’imposta 2018, pubblicati dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’economia e delle finanze. ll contributo assegnato a ciascun comune non può essere inferiore a 600 euro. Il Decreto prevede che la quota assegna in base alla popolazione residente può essere ridotto ai comuni con popolazione maggiore a 100.000 abitanti per assicurare il rispetto di tutti i criteri.

Serve estendere i buoni a più famiglie

Come abbiamo visto, al momento i "buoni spesa" sono fruibili solo da un numero ristretto di cittadini. Tuttavia  la nostra recente indagine sui prezzi dei prodotti alimentari sugli scaffali di Iper, Supermercati e discount mostra aumenti in costante crescita. Per questa ragione abbiamo abbiamo chiesto al Governo di estendere e rendere realmente più accessibile questa agevolazione. Occorre da un lato ampliare la platea dei beneficiari (al momento lo ricordiamo limitata ai nuclei con Isee fino a 12.000 euro) alzando la soglia Isee a 20.000 euro (quota già adottata per molti altri bonus a sostegno delle fasce più deboli della popolazione). Dall'altro lato è necessario semplificare le modalità di erogazione e di fruizione di questo importante supporto. Sostieni anche tu le nostre proposte alle istituzioni. Più saremo a chiederle, più forte sarà la nostra voce.

Caro-spesa: firma la petizione

Finanziato dal MiSE. Legge 388/2000 - ANNO 2021