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Si può bere il caffè in gravidanza? Si, ma senza esagerare

Spesso ci si chiede se durante l’attesa sia meglio eliminare del tutto il caffè o se invece possa essere bevuto senza timori. È vero che può essere dannoso per il bambino? Quali rischi si corrono? Quale tipo di caffè è meglio bere? Quanto? Ecco tutte le risposte.

 

  • articolo di
  • Alessandra Maggioni
16 maggio 2024
  • articolo di
  • Alessandra Maggioni
Caffè in gravidanza

Tra le domande che ci si pone quando si scopre di essere in attesa, una delle più frequenti riguarda senza dubbio il consumo di caffè. Si può bere in questa fase della vita o è meglio rinunciarvi del tutto? È vero che il caffè può arrecare danni al nascituro? Quante tazzine se ne possono bere al giorno? Quali tipologie sono da preferire? Il decaffeinato può essere una valida alternativa? Ecco le risposte ai dubbi più comuni.

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Caffè in gravidanza: sì o no?

Sì, ma con moderazione. Alle donne in gravidanza, infatti, viene generalmente consigliato di ridurre il consumo di caffè. Il motivo risiede nel fatto che la caffeina riesce facilmente ad attraversare la placenta e, mentre negli adulti la caffeina viene metabolizzata nel fegato ad opera di alcuni enzimi (che la scompongono in sostanze che possono essere eliminate attraverso le urine), nei neonati questo sistema enzimatico non è ancora sviluppato, aumentando così il rischio di una eccessiva esposizione. Per l’eliminazione della caffeina, quindi, il feto deve affidarsi alla madre, che smaltirà questa sostanza con tempi diversi durante la gravidanza. 

Lo smaltimento della caffeina nel primo trimestre, infatti, è paragonabile a quello di una donna adulta non incinta; successivamente rallenta della metà e poi di circa un terzo durante, rispettivamente, il secondo e il terzo trimestre. Il tempo che l’organismo impiega a eliminare la caffeina, quindi, varia di molto durante la gravidanza: affinché la concentrazione nel corpo si riduca alla metà del valore iniziale occorrono circa 4-5 ore nel primo trimestre, che aumentano a circa 18 ore entro la fine della gestazione. La caffeina, quindi, rimane in circolo per un tempo superiore in quest’ultimo periodo, il che, oltre a determinare una maggiore esposizione per il feto, rende anche le future mamme più sensibili agli effetti di questa sostanza.

Le note proprietà farmacologiche della caffeina (tra le quali quella di stimolante, perché aumenta la reattività e la capacità di concentrazione, riduce il senso di fatica e mitiga la mancanza di sonno), suggeriscono che questa sostanza, assunta in gravidanza, potrebbe causare problemi allo sviluppo del feto. È noto, per esempio, che la caffeina stimola la secrezione delle catecolamine (adrenalina e noradrenalina), ormoni che si liberano in condizioni di stress. Si è visto che livelli elevati di catecolamine potrebbero aumentare la frequenza cardiaca fetale, con conseguente compromissione della sua ossigenazione. Negli ultimi decenni, poi, molti studi osservazionali sul consumo di caffeina in gravidanza hanno osservato un potenziale aumento del rischio di eventi avversi (per esempio aborto spontaneo, parto prematuro) associato all’assunzione di questa sostanza. Per tutti questi motivi diversi enti e società scientifiche hanno fissato, per la donna in gravidanza, dei quantitativi massimi giornalieri di caffeina che è opportuno non superare in questa fase della vita.

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Quante tazzine al giorno?

Diversi enti e società scientifiche sono concordi nel raccomandare, durante la gravidanza, di non assumere più di 200 mg al giorno di caffeina (la metà della raccomandazione per l’adulto), suggerimento che si traduce nella pratica con l’invito a non superare i 2 caffè al giorno. Consumare regolarmente quantità più elevate di caffeina potrebbe, infatti, aumentare il rischio di complicanze (per esempio aborto spontaneo, parto pretermine, basso peso alla nascita ), mentre un consumo fino a 200 mg al giorno non sembra suscitare preoccupazioni per la sicurezza del feto.

Queste sono le società scientifiche e le autorità sanitarie che invitano a non superare la soglia dei due caffè:  

L’Organizzazione Mondiale della Sanità si differenzia leggermente, consigliando di ridurre l'assunzione giornaliera di caffeina a meno di 300 mg (circa tre caffè), per ridurre il rischio di esiti avversi. Si ritiene quindi improbabile che il consumo giornaliero di caffè fino a due tazzine al giorno possa essere dannoso per il bambino.

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Ci sono rischi se si assume troppa caffeina? Quali?

Secondo le linee guida ufficiali, come abbiamo visto, è opportuno in gravidanza non assumere più di 200 mg al giorno di caffeina. Questo perché consumare quantità più elevate di questa sostanza potrebbe aumentare (seppur di poco, va detto per chiarezza) il rischio di complicanze (ad esempio aborto spontaneo, parto pretermine, basso peso alla nascita..). Al contrario, un consumo fino a 200 mg al giorno non sembrerebbe sollevare timori per la sicurezza del feto. A questo riguardo è bene essere chiari: la soglia di due caffè non è una soglia di totale sicurezza. Recenti studi hanno mostrato che anche dosi giornaliere inferiori a questa soglia, non sono del tutto innocue, ma di fatto i rischi corsi dalle mamme che bevono due caffè al giorno sono pressoché gli stessi delle future mamme che non bevono caffè.

Rischio di aborto, nascita pretermine, basso peso alla nascita

Una revisione  degli studi disponibili sul tema, pubblicata nel 2021 sulla rivista BMJ Evidence Based Medicine, ha cercato di verificare se le attuali raccomandazioni sul consumo di caffeina in gravidanza, che prevedono un consumo massimo di 2 caffè al giorno, siano fondate. Sono state quindi esaminate le attuali prove in merito agli effetti del consumo di caffeina sui principali esiti avversi della gravidanza, come l’aborto spontaneo, la perdita di un bambino durante il parto, il basso peso alla nascita (definito come peso corporeo inferiore ai 2500 g) e/o le piccole dimensioni per l’età gestazionale e la nascita pretermine.

Alla luce degli studi inclusi in questa analisi, sembra non esistere una soglia di consumo di caffeina ritenuta del tutto sicura, cioè un limite al di sotto del quale non si osserva alcuna un’associazione tra assunzione di caffeina ed esiti avversi. Al contempo, però, i rischi che si corrono per consumi equivalenti a una o due tazzine di caffè (corrispondenti a meno di 200 mg di caffeina) al giorno, sono sostanzialmente identici a quelli corsi dalle donne che non bevono caffè. Al crescere delle tazzine consumate cresce però il rischio di esiti negativi della gravidanza, diventando  più significativo al di sopra alle 4 al giorno. Per riassumere: in assenza di una soglia di consumo sicuro al 100%, la strategia più a prova di proiettile è quella di evitare del tutto la caffeina. Ma, alla luce dei dati disponibili, sembra confermato che il consumo di caffè inferiore alle due tazzine non comporti rischi aggiuntivi significativi per la futura mamma.

Rischio di disturbi neurocomportamentali

Bere caffè durante la gravidanza aumenta il rischio di disturbi neurocomportamentali? Non esistono prove che attestino che l'esposizione prenatale alla caffeina possa aumentare il rischio di causare nei bambini problemi nello sviluppo comportamentale e intellettuale, compreso il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Sebbene alcune ricerche suggeriscano un'associazione tra l'assunzione di caffeina in gravidanza e deficit di questo tipo, la certezza delle prove, per la bassa qualità metodologica degli studi e la presenza di diversi fattori confondenti, è stata valutata molto bassa.

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In quale trimestre va evitato il caffè?

Secondo le linee guida ufficiali, in gravidanza il caffè non va evitato ma ridotto, indipendentemente dal trimestre. Le raccomandazioni sul consumo di caffeina quando si aspetta un bambino, ricordiamo, raccomandano di non superare i 200 mg al giorno durante tutto il periodo di gestazione. Non vengono dati consigli differenti in funzione del periodo. 

Quello che certamente accade è che la capacità di smaltire la caffeina si riduce, prima della metà e poi di circa un terzo durante, rispettivamente, il secondo e il terzo trimestre. Durante quest’ultimo periodo, quindi, l’organismo impiega più tempo a eliminare la caffeina, il che può rendere le future mamme più sensibili agli effetti di questa sostanza (ad esempio, può dare insonnia). Nel caso ciò avvenga, è da considerare la possibilità di ridurne o eliminarne l'assunzione oppure di sostituire il caffè classico con il decaffeinato.

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Quale caffè si può bere in gravidanza?

n gravidanza non esistono limitazioni relativamente alla tipologia di caffè che si può consumare, ma solo riguardo alla quantità di caffeina giornaliera, che non deve superare i 200 mg al giorno da tutte le fonti (quindi bisogna prestare attenzione non solo al caffè ma anche a tè, bevande energetiche, bevande tipo cola, cioccolato). Lo stesso consiglio, peraltro, è per le donne in allattamento: la caffeina, infatti, passa nel latte materno e ciò può causare una maggiore irritabilità del lattante e la comparsa di disturbi del sonno. In gravidanza, quindi, possiamo bere qualsiasi tipo di caffè: espresso, moka, americano. L’invito è sempre quello di non superare in tutto i 2 caffè al giorno.

Si può bere il caffè solubile?

Sì, se vogliamo concederci una pausa veloce o non abbiamo voglia di ricorrere né alla moka né alla macchina per l’espressoil caffè solubile rappresenta l’opzione ideale, anche in gravidanza. Una tazza preparata utilizzando 2-3 g di caffè solubile (circa un cucchiaino) apporta dai 50 ai 100 mg di caffeina, mediamente come un caffè espresso . Quindi anche per il solubile, supponendo di non introdurre altre fonti di caffeina nella giornata, meglio non superare le due tazze al giorno.

Si può bere il caffè decaffeinato?

Sì, il caffè decaffeinato si può bere durante la gravidanza. Anzi, come sottolineano il ministero della salute le linee guida per una sana alimentazione del CREA (Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione), il consiglio è di ricorrere al decaffeinato se, oltre ai due caffè classici concessi al giorno, si ha ancora desiderio di questa bevanda. Il caffè decaffeinato non fa male, come molti temono (anzi, sono diversi i benefici che ci può dare), perché i metodi autorizzati attualmente in uso consentono di ottenere un prodotto controllato e sicuro. I solventi utilizzati, scelti a tale scopo poiché sono quelli che offrono maggiori garanzie sotto il profilo igienico-sanitario, devono possedere determinate caratteristiche chimico-fisiche e di purezza previste dalla legge. Non c’è quindi nulla da temere.

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