Consigli

Come rimuovere il tartaro nei denti

Deposito di placca calcificato, il tartaro che si forma sui denti necessita dell’intervento del dentista per essere rimosso. Ma ogni quanto bisogna programmare la pulizia? E come si forma il tartaro? 

  • articolo di
  • Alessandra Maggioni
11 settembre 2023
  • articolo di
  • Alessandra Maggioni
Ablazione del tartaro dal dentista

Hai appena fissato una seduta di igiene orale per rimuovere il tartaro che si è formato sui denti. Lo spazzolino infatti, seppur efficace per la rimozione della placca, non è a volte sufficiente ad evitare che alla lunga si formi il tartaro. Ma che cos’è il tartaro e come si forma? Ci sono dei fattori predisponenti  e accorgimenti che bisogna adottare per prevenirlo?

Come si forma 

Il tartaro è formato dall'insieme dei depositi minerali che si accumulano intorno al dente, sulla cui superficie si deposita quotidianamente una sottile patina incolore, la placca. Questa si forma sui denti a partire da glicoproteine della saliva, batteri e residui di cibo presenti nel cavo orale. Associandosi ai sali calcarei e ai fosfati contenuti normalmente nella saliva, col tempo si crea una concrezione dura e particolarmente adesiva. Sono proprio la composizione chimica ed il pH della saliva ad essere i fattori più predisponenti al tartaro dentale. Se non viene rimossa ogni giorno spazzolando bene i denti, la placca si accumula e si calcifica dando origine al tartaro.

La sua presenza impedisce che possa essere fatta una corretta igiene orale, soprattutto dei colletti dentari in cui si accumulano batteri che possono portare a gengiviti, alitosi, ascessi, parodontopatie, e la formazione di carie nascoste. Il suo colore varia a seconda delle sostanze con cui viene a contatto:  generalmente giallognolo, può assumere colorazioni più scure, soprattutto a causa del fumo, del caffè o del tè. 

La forza di adesione dei depositi minerali ai denti non permette di poter eliminare il tartaro con lo spazzolino. Dovrà quindi essere il dentista o l’igienista dentale a intervenire con appositi strumenti in modo da garantire la completa rimozione.

La detartrasi

Sul tartaro, come detto, le idee sono abbastanza chiare: non è possibile rimuoverlo semplicemente con lo spazzolino e il dentifricio. La cosiddetta pulizia dei denti (detartrasi) si fa quando i depositi di placca sono calcificati a tal punto da necessitare strumenti ad hoc se nello studio del dentista.   

Ma ogni quanto è necessario sottoporsi all’ablazione del tartaro? Molti pensano che si debba fare quando si notano i denti un po’ più gialli o rigorosamente una volta l’anno ma la cadenza dei controlli spetta al dentista che valuta la presenza del tartaro e la necessità di una seduta di igiene orale più o meno frequentemente sulla base della storia e necessità della persona. Indicativamente la seduta di igiene viene svolta ogni 6-12 mesi.  

Come avviene l’ablazione del tartaro 

La superficie dura del tartaro sui denti va rimossa con diversi strumenti: 

  • Ablatore. Ha una punta di metallo che emette ultrasuoni e vibrando è in grado di scollare dalle pareti dentali la parte più calcificata del tartaro.
  • Strumenti manuali. Permettono di rimuovere eventuali residui.
  • Pasta di fluoro. Viene applicata al termine della seduta di igiene, grazie ad uno spazzolino rotante. 

Quali sono le controindicazioni 

In genere, chiunque può sottoporsi al trattamento di ablazione del tartaro. In ogni caso, prima della seduta di igiene è opportuno ricordare al dentista eventuali patologie, allergie (ad esempio al lattice) e se si è portatori di dispositivi impiantabili, come  pacemaker e defibrillatore. 

Come prevenire 

Come detto, è bene affidarsi alle visite periodiche dal dentista che deciderà la cadenza delle sedute di igiene orale. Per prevenire la formazione del tartaro  – e più in generale le malattie della bocca - tuttavia, è molto importante prenderci quotidianamente cura dei nostri denti con tutti gli strumenti necessari per l’igiene orale spazzolando i denti almeno due volte al giorno per almeno tre minuti ben suddivisi tra le due arcate.