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Anziani, vaccinati, ancora isolati nelle Rsa

Nonostante il paese abbia riaperto tutte le attività dopo l’emergenza Covid, per gli anziani delle case di riposo non c’è ancora la garanzia di vedere liberamente i propri cari. Nel nostro video le testimonianze dei parenti alle prese con le difficoltà quotidiane per accedere alle strutture.

  • articolo di
  • Beba Minna
22 novembre 2021
  • articolo di
  • Beba Minna
mani che si stringono

La svolta tanto attesa dai familiari non c’è stata, fare visita ai propri cari nelle case di riposo è ancora difficile. A distanza di circa due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, che portò alla chiusura totale delle Rsa, per gli anziani delle case di riposo non c’è ancora la garanzia di vedere liberamente i propri cari. Lo testimoniano nel nostro video i parenti dei degenti.

Visite da prenotare con tempi di attesa lunghi

Eppure oggi le regole sono chiare, ma i direttori sanitari delle case di riposo faticano ancora a concedere il via libera adducendo pretesti organizzativi. Il risultato è che nella maggior parte dei casi la circolare del ministero della Salute, che invita le case di riposo a garantire gli incontri ai parenti tutti i giorni per un massimo di 45 minuti, è rimasta inascoltata. Le visite sono su prenotazione con tempi di attesa anche di 2-3 settimane. In genere può entrare un parente alla volta, la visita si svolge a distanza interamente bardati con i dispositivi di protezione, separati da un tavolo, e non c’è la possibilità di avvicinarsi all’anziano.

Per accedere non basta nemmeno il green pass

Lo stesso green pass, concepito proprio per dare il via libera agli spostamenti, non è sufficiente per accedere nelle strutture. Ai parenti viene richiesto anche il tampone, che per carenze di personale non viene garantito sempre, soprattutto nei fine settimana le visite sono contingentate. Se le condizioni di sicurezza ci sono, non è giustificabile che le visite agli anziani siano impedite per questioni organizzative, come la mancanza di personale.

La beffa sulla tragedia del Pio Albergo Trivulzio

Oltre all’isolamento degli anziani, nelle scorse settimane è arrivata la doccia fredda dei pm milanesi: “archiviati” è la risposta della procura alla domanda di verità e giustizia sui 405 anziani deceduti in quattro mesi al Pio Albergo Trivulzio durante la prima ondata di pandemia. L’associazione Felicita, che rappresenta i familiari delle vittime delle Rsa, continuerà a battersi per ottenere ragione e risarcire in qualche modo le centinaia di parenti che hanno perso i loro cari.

La nostra inchiesta sulle Rsa prima e dopo il Covid

A dicembre 2020 avevamo realizzato un’inchiesta sulla realtà delle case di riposo. Avevamo intervistato quasi 4mila familiari che hanno raccontato l’esperienza del loro parente che vive in una Rsa prima e dopo la pandemia. Ci hanno raccontato i problemi di ogni giorno con le strutture: poca attenzione ai bisogni dei degenti, costi troppo elevati, mesi di attesa per accedere, cibo di scarsa qualità, personale non sempre adeguato, promesse non mantenute. La pandemia, che ha colpito in particolare la terza età, avrebbe dovuto essere un’opportunità per cambiare il modello di assistenza agli anziani, ma così non è stato.