Consigli

Giacenza media: quanti soldi è bene tenere sul conto corrente?

Il conto corrente è una piattaforma su cui avvengono diversi pagamenti e quindi è lecito chiedersi quanti soldi è bene avere su di esso: si tratta della cosiddetta giacenza di conto corrente. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

27 agosto 2021
libretto di conto corrente

La giacenza di conto corrente è il denaro disponibile sul conto in un determinato momento. I pagamenti di default, naturalmente, avvengono nei limiti della giacenza, ma in molti casi i conti correnti prevedono anche di andare in rosso, cioè di fare pagamenti oltre la giacenza disponibile sul conto, una possibilità data dalle banche che, ovviamente, si deve pagare in termini di commissioni e di interessi passivi sul rosso.

Giacenza, quanto tenere sul conto corrente?

In linea generale sarebbe bene, se possibile, non andare mai in rosso per evitare di pagare spese ed interessi. Ma non è neanche opportuno avere delle giacenze troppo elevate sul conto corrente, troppi soldi sul conto. Questo per diversi motivi:

  • Gli interessi attivi riconosciuti sulle giacenze sono spesso zero o vicini allo zero e quindi tenere troppi soldi sul conto corrente significa perdere la possibilità di ottenere interessi più alti con prodotti più redditizi come ad esempio i conti di deposito (vedi i migliori prodotti qui).
  • Gli interessi percepiti sulle giacenze, peraltro, sono anche colpiti da una ritenuta fiscale del 26% .
  • Inoltre, se la giacenza media del conto nel periodo di riferimento degli estratti conto supera i 5000 euro, è dovuta l’imposta di bollo di 34,20 euro l’anno. Vedi come evitarla con i nostri consigli.
  • Occorre anche considerare che il FITD, fondo interbancario di tutela dei depositi, che garantisce i soldi depositati sul conto, in caso di default o difficoltà della banca, copre solo fino ad un massimo di 100.000 euro a depositante. Questo limite dunque non andrebbe mai superato.

Il consiglio quindi è di tenere una giacenza media entro i 5000 euro cercando altre forme di investimento per i nostri risparmi. E’ chiaro però che se le nostre esigenze di spesa superano questi livelli è bene aumentare la giacenza per evitare di andare in rosso.

Gestire il bilancio familiare

Ci può dare una mano a capire le nostre esigenze di spesa e quindi di disponibilità di denaro, una buona pianificazione finanziaria e una buona gestione del bilancio familiare. Quest’ultimo è un rendiconto composto da schede mensili (cartacee o online) in cui sono indicati per ogni mese.

  • Le entrate quindi stipendio, pensione, entrate da consulenza, entrate da investimenti, entrate una tantum come una donazione o una eredità.
  • Le uscite cioè le spese che facciamo nel mese suddivise in spese essenziali (quelle che devono essere pagate per forza come la rata del mutuo o l’affitto, le bollette, le spese scolastiche e mediche, i trasporti, etc) e spese superflue (quelle che sono coperte solo se prima si coprono le spese essenziali e sono le spese che danno più soddisfazione come la palestra, i concerti, i ristoranti, i cinema,etc). La suddivisione è soggettiva; ad esempio per me potrebbe essere essenziale l’abbonamento alla palestra per mantenermi in salute.
  • Il risparmio dato dalla differenza tra entrate ed uscite di un periodo e che rappresenta la parte delle entrate che non viene destinata subito ai consumi ma viene messa da parte per consumi ed esigenze future e di solito viene veicolata in forme di investimento per accrescerne il valore grazie al rendimento ottenuto.

Le regole 50-30-20 e 70-20-10

E’ molto importante gestire il bilancio familiare e fare in modo che a seconda della fase della vita in cui si trova ci sia una adeguata suddivisione delle entrate tra uscite essenziali e superflue e risparmio. Ci sono anche delle regole che possono essere seguite a riguardo; tra le più note la regola del 50-30-20 o del 70-20-10. Nel primo caso la regola dice che delle entrate periodiche il 50% va destinato alle spese essenziali, il 30% alle spese superflue e il 20% al risparmio. La regola successiva cambia le percentuali di suddivisione in 70% spese essenziali, 20% spese superflue, 10% risparmio. E’ chiaro che non esiste una regola magica valida per tutti, dipende molto anche dalle proprie esigenze e dalla fase della vita in cui ci si trova. Potrebbe anche accadere che in un determinato momento le entrate non siano neppure sufficienti a coprire le spese essenziali e si debba chiedere un prestito. Però queste regole ci fanno capire che tendenzialmente bisognerebbe fare in modo che una parte più consistente delle nostre entrate vada a coprire le spese essenziali ed una più piccola quelle superflue. E che ogni mese sarebbe sempre bene mettere da parte qualcosa. Il risparmio in effetti è un salvagente per i momenti di difficoltà.

Altri consigli utili

Altra cosa molto importante da fare è capire che tipo di spese si fanno in dettaglio, quindi creare delle macrocategorie tipo spese per la casa, spese per la scuola, tasse, bollette per capire quanto incidono percentualmente queste categorie sul totale delle spese annue. Avere un quadro di insieme di questo tipo è molto importante perché ci fa capire se stiamo spendendo male in qualcosa e se quindi possiamo ridurre delle uscite per esempio per raggiungere degli obiettivi, cioè dei desideri da realizzare in un determinato periodo di tempo (ad esempi andare all’Università tra un anno o fare un viaggio in USA tra sei mesi).

Le app per tenere sotto controllo le spese

Ci sono delle app che ci possono aiutare a gestire il nostro bilancio familiare e a capire in che modo spendiamo. Si tratta delle app del conto corrente quelle che ci permettono di fare operazioni di home banking in mobilità. Queste app hanno una funzione che permette di visualizzare tutte insieme le operazioni di pagamento fatte in un mese con il conto corrente e con le carte collegate al conto corrente. In questo modo, automaticamente, quando si fa un pagamento dal conto corrente o con le carte, vengono registrate nel bilancio e catalogate per categorie. Ci sono addirittura delle banche e delle app che permettono di collegare ad una stessa app diversi conti correnti e diverse carte aperte con altre banche o emittenti. In questo modo si ha una visione di insieme di tutto quello si fa in termini di pagamenti in un determinato periodo. Ne abbiamo parlato qui.

Insomma, la tecnologia ci aiuta a fare un bilancio familiare 2.0 automatico. In questo modo si può fare pianificazione finanziaria utile soprattutto quando si devono raggiungere degli obiettivi. Per coprire queste spese si può lavorare su diversi livelli.

  • Si può usare il risparmio già accumulato.
  • Si possono ridurre le spese superflue, sicuramente le uscite a cui si può rinunciare senza troppe conseguenze negative
  • Ma la notizia positiva è che si possono anche ridurre le spese essenziali usando la concorrenza, cioè facendo confronti tra le diverse offerte presenti sul mercato e cambiando operatore se serve. Questo si può fare con le bollette, con la spesa al supermercato ed addirittura con la surroga.

Il rosso di conto corrente

La gestione del bilancio familiare ci può dare una mano a evitare di andare in rosso sul conto corrente. Ma delle volte non si può evitare. Andare in rosso significa fare operazioni di pagamento per un valore superiore alla giacenza del nostro conto corrente. Si tratta di una flessibilità che ci viene concessa dalla banca che deve essere pagata in termini di commissioni e di interessi passivi. Queste spese sono diverse a seconda che il conto sia un conto corrente affidato o con fido oppure un conto corrente non affidato o senza fido.

Conto corrente affidato

Nel caso del conto corrente affidato, si firma con la banca un contratto accessorio a quello di conto corrente, chiamato contratto di apertura di credito in conto corrente. La banca quindi ci mette a disposizione una certa somma di denaro (1000 euro, 1500 euro, 2000 euro), il fido appunto, che possiamo usare per pagamenti superiori alla nostra giacenza di conto. E’ dovuta alla banca una commissione chiamata commissione per l’affidamento, pari a massimo lo 0,5% a trimestre, calcolato sul fido concesso. Quindi se il fido è di 2000 euro si pagherà una commissione di massimo 10 euro a trimestre e quindi massimo 40 euro nell’anno. Questa commissione è dovuta comunque anche se il fido non viene usato. Se il fido è usato si pagano anche gli interessi passivi applicati alle somme usate per i giorni in cui si è rimasti in rosso.

Conto corrente senza fido

Nel caso del conto corrente senza fido il rosso di conto si chiama scoperto di conto corrente. Si tratta di un rosso momentaneo che dura pochi giorni, di solito fino all’arrivo dello stipendio. In questo caso è dovuta alla banca una commissione di istruttoria veloce che però non si paga se nel trimestre il rosso non è durato più di 7 giorni consecutivi ed ha avuto un valore inferiore ai 500 euro. Se si paga la spesa può arrivare anche a 100 euro a trimestre. Inoltre, si pagano anche gli interessi passivi applicati sul rosso e per i giorni in cui è durato lo scoperto. Questi interessi passivi sono in genere più alti di quelli applicati sul fido di conto corrente.

E’ chiaro che se sappiamo che ci capiterà frequentemente di andare in rosso sul conto potrebbe essere interessante aprire un fido, anche perché interessi e spese sono più bassi di quelli pagati per frequenti scoperti di conto corrente. Se invece il rosso è per noi solo una eventualità il fido potrebbe non essere una buona soluzione perché la commissione sull’affidato si paga comunque anche se nell’anno non si va mai in rosso.

Tenete presente che dal 1 gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove regole per i clienti inadempienti che però non modificano le regole viste sopra per il rosso di conto corrente. Ne abbiamo parlato qui. 

L’anatocismo

Altra cosa da tenere presente sono le regole dell’anatocismo. La parola anatocismo significa letteralmente interessi su interessi. Questo può essere una cosa positiva quando riguarda gli interessi sulle giacenze di conto ma invece è negativa quando si è in rosso. Un argomento spinoso, su cui il legislatore si è molto speso in questi anni. Dal 1 gennaio 2014, c’è il divieto di anatocismo. Molte banche però hanno fatto orecchie da mercante, complice anche la mancanza di una delibera del CICR (comitato interministeriale per il credito il risparmio). Nel corso degli ultimi anni, per questo motivo, i reclami su questo aspetto sono cresciuti. Dal 1 ottobre 2016 è in vigore la nuova disciplina (delibera CICR, Comitato interministeriale per il credito e il risparmio n.343 del 3 agosto 2016) che ha riconfermato il divieto di anatocismo per gli interessi passivi. Quindi se si è in rosso sul conto corrente non si dovranno più pagare gli interessi sugli interessi. Bisogna precisare che il divieto di anatocismo (cioè la produzione di interessi su interessi) vale solo per gli interessi passivi. Per gli interessi attivi su conto corrente o conto deposito, l’anatocismo è ancora possibile. Inoltre, le nuove regole non si applicano solo ai conti correnti, ma anche ad altri contratti bancari come mutui, finanziamenti, affidamenti, aperture di credito. Nelle operazioni bancarie, gli interessi sul rosso o sul debito non possono produrre ulteriori interessi, salvo quelli di mora (gli interessi, cioè, calcolati quando si è in ritardo con un pagamento verso la banca). In sostanza con la nuova disciplina viene confermato il divieto assoluto di anatocismo già presente nel testo unico bancario D. Lgs. 385/93 dal 2014. Per quanto riguarda i conti correnti, il calcolo degli interessi passivi e attivi deve avvenire nello stesso momento e non deve essere inferiore all’anno. Il calcolo verrà effettuato quindi il 31 dicembre di ogni anno o, in caso di chiusura del conto, al termine del rapporto.

Gli interessi passivi conteggiati il 31 dicembre di ogni anno sono da pagare il 1 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono maturati. Almeno 30 giorni prima del pagamento deve essere inviata dalla banca una comunicazione al cliente. Il contratto può prevedere termini diversi solo se più favorevoli al cliente. Ecco un esempio. Ipotizziamo uno scoperto di 500 euro per un anno con conteggio degli interessi ogni 3 mesi a un tasso passivo del 15%. Con la vecchia normativa. Il costo totale degli interessi debitori su 4 trimestri sarebbe stato di 79,32 euro. Le banche, infatti, calcolavano i tassi passivi ogni tre mesi e questi interessi si sommavano ogni volta al debito con ulteriore calcolo di interessi (l’anatocismo, appunto). Con le nuove regole invece il conteggio avviene il 31 dicembre di ogni anno e, considerando il nostro esempio, il totale sarà pari a 75 euro.

Nuovi prodotti per rateizzare le spese di conto corrente

Negli ultimi anni, le banche offrono ai loro correntisti la possibilità di avere una sorta di prestito direttamente in conto corrente, da attivare direttamente dal loro home banking scegliendo le operazioni che si vogliono pagare a rate. In questo modo si possono rateizzare anche spese di basso importo e si evita anche di pagare la commissione di affidamento o la commissione di istruttoria veloce tipiche del fido o dello scoperto. Per verificare le offerte delle banche leggi i nostri approfondimenti qui.