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Taxi, nel 18% dei casi è impossibile pagare con la carta

Accettare pagamenti elettronici è un obbligo. Da Nord a Sud, abbiamo cercato di usare la carta di credito o il bancomat su 100 taxi in sei città. Diciotto volte su 100 ci è stato detto di no, con le motivazioni più disparate, tra cui «il Pos è guasto», «preferisco i contanti», «le commissioni sono troppo alte», «bisogna dirlo all’inizio della corsa». Ci abbiamo provato anche con le panetterie e i bar. Ecco come è andata.

  • Con il contributo esperto di
  • Donato Todisco
14 dicembre 2023
  • Con il contributo esperto di
  • Donato Todisco
primo piano mano che utilizza carta con pos

I tassisti sono spesso annoverati tra gli esercenti più affezionati ai contanti e «allergici all’uso del Pos». Dopo la nostra inchiesta sui tabaccai, che ha messo in luce l’impossibilità di pagare con un bancomat o una carta di credito quasi un acquisto su due (47%), siamo andati ad indagare quanto sono forti le resistenze ai pagamenti digitali da parte di tassisti. Tra ottobre e novembre siamo saliti su cento auto bianche attive in sei città, senza prenotare la corsa e chiedendo di poter pagare con la carta solo dopo essere arrivati a destinazione.

Il pagamento con carta ci è stato negato dal 18% dei tassisti. Le differenze tra città sono notevoli. Bari è il fanalino di coda, con il 40% dei dinieghi. Ma anche a Napoli il numero di no che abbiamo raccolto è sconfortante: 30%. Ad abbassare la media hanno provvidenzialmente contribuito i tassisti di Roma (10% di rifiuti) e ancor più quelli di Torino (7%).

Il «Pos guasto» è stata la giustificazione più comune, insieme a quella decisamente più franca di «preferisco i contanti». Le risposte negative sono state motivate anche con le «commissioni troppo alte», «bisogna dirlo all’inizio della corsa», e il «Pos è spento». Singolare il caso di un tassista a Roma, che tra due pretesti non sa quale sia meglio scegliere e li cita entrambi nella stessa frase «no, guardi, lo dovrei accendere... non funziona».

utilizzo pos taxi

Panetterie: il 12% dice no ai pagamenti digitali

Sulla scorte dei risultati su tabaccherie e taxi, abbiamo esteso la nostra indagine a bar e panetterie. Siamo entrati in cento panetterie di sei città chiedendo, a seconda dei casi, un paio di panini oppure un pezzo di focaccia o di pane (spesa di circa 2 euro), ma avvertendo subito di non avere contanti e pertanto di voler pagare con la carta. Siamo usciti da 12 negozi con le mani in mano e le motivazioni più disparate: «la spesa è troppo bassa», «minimo 5 euro», «Pos guasto», «commissioni alte».

Colpiscono in particolare i tre casi in cui la giustificazione è stata «non ho il Pos», fatto strano dato che avere un terminale Pos è il requisito fondamentale per poter assolvere a un obbligo di legge che vige ormai dal 2014, quello di permettere a chiunque lo voglia di pagare con la carta o con il bancomat invece che in contanti, e senza alcuna soglia minima di spesa. Per inciso, il rifiuto è sanzionato (dal 2022) con una multa di 30 euro, cui va aggiunta una percentuale pari al 4% del valore del pagamento rifiutato.

Singolare anche che in altri tre casi il commesso della panetteria abbia rifiutato il pagamento con la carta perché «non c’è il titolare», evidentemente l’unico autorizzato o in grado di usare il Pos.

Va invece riconosciuto l’onore al merito ai due panettieri – uno a Milano (piazza Miani) e l’altro a Napoli (via M. Schipa) – che, scusandosi per avere il Pos fuori servizio, hanno insistito affinché portassimo via il prodotto gratuitamente, non sopportando la scena di vederci uscire senza il trancio di pane richiesto. Chapeau.

utilizzo pos panifici

Bar: sì al caffè pagato con la carta nel 95% dei casi

Un caffè al bar pagando con la carta? Non c’è (quasi) problema. I baristi sono stati la vera sorpresa della nostra indagine: 95 volte su 100 hanno allungato il Pos senza fare un plissé. Tra i cinque baristi che hanno detto no, solo uno ha citato il problema delle commissioni troppo alte, che però resta il vero nodo che frena la propensione all’uso del Pos da parte dei commercianti. E questo è ancora più vero per i piccoli esercenti, che contrariamente alla grande distribuzione non possono fare leva su un elevato volume di transazioni per negoziare con gli operatori commissioni ridotte.

Per ora l’accordo tra Abi e associazioni di categoria, firmato presso il ministero dell’Economia, si è tradotto in un protocollo che prevede da parte degli operatori una forte riduzione delle commissioni per i pagamenti digitali fino a 30 euro e il loro azzeramento per i pagamenti fino a 10 euro. Purtroppo è solo un invito. Del resto, un obbligo di legge rischierebbe di violare le regole anticoncorrenziali.

utilizzo pos bar