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Cos'è la melatonina, come assumerla e quali sono i rischi per la salute

Le alternative “naturali” ai classici sonniferi vengono usate con molta leggerezza. Ma l’efficacia non è scientificamente dimostrata e i rischi non sono nulli.

17 febbraio 2023
donna abbraccia un cuscino

Contro le notti in bianco i rimedi verdi e la melatonina riscuotono un successo crescente che la pandemia ha ulteriormente incentivato, complice il dilagare dei disturbi del sonno alimentati dall’ansia e dalla paura della malattia. Secondo le ultime stime dell’Associazione italiana per la medicina del sonno (Aism), nel nostro Paese 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria, con pesanti ripercussioni sulla qualità di vita e sul benessere psicofisico.

Si parla di “insonnia” quando la difficoltà ad addormentarsi e a mantenere il sonno nel corso della notte dura almeno tre mesi consecutivi, diventa cioè un problema cronico. Dietro al quale, nella maggior parte dei casi, si nasconde una causa scatenante: stress, cattive abitudini, cure farmacologiche, malattie o problemi psichici particolari.

Risolvi la causa e risolverai anche l’insonnia: sembra facile, ma non lo è quasi mai. Per questo il mercato dei rimedi per recuperare il sonno perduto è fiorente. E, visto che negli ultimi tempi i farmaci non godono di una buona fama per gli effetti collaterali che ormai tutti conoscono e temono, a farla da padrone sono oggi i rimedi naturali e soprattutto la melatonina, onnipresente negli integratori per gli insonni. Ma sono realmente efficaci per recuperare una buona notte? E soprattutto: sono così “innocue” come si pensa?

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Che cos’è la melatonina

È un ormone che l’organismo produce naturalmente per regolare il ciclo sonnoveglia, facilitando il riposo. La ghiandola pineale, alla base del cervello, secerne melatonina in base alle informazioni sulla quantità di luce e di buio che arrivano dalla retina. Di giorno la produzione è minima, inizia ad aumentare verso le 20, poi sale progressivamente fino a toccare il picco tra le 2 e le 4 del mattino. La produzione di melatonina non è costante negli anni, ma diminuisce con l’aumentare dell’età. Ha un andamento stagionale, con periodi produttivi più brevi in estate e più intensi d’inverno. Oltre a essere presente in alcuni cibi (banane, arance, ananas, olio extravergine di oliva), può essere sintetizzata in laboratorio o estratta dalle piante, diventando il principio attivo degli integratori.

Quando si può prendere la melatonina

Il ruolo di regolatore del ritmo circadiano, cioè del ciclo sonno-veglia, ha fatto ipotizzare che l’assunzione di melatonina come farmaco o integratore potesse aiutare a ripristinare la sincronia tra orologio biologico e ora solare quando viene alterata, come nel caso del jet-lag. Per questa stessa funzione regolatrice, viene utilizzata per aiutare a risolvere anche i disturbi del sonno e quelli del sonno-veglia nei bambini con disabilità, nei non vedenti e in chi lavora anche di notte.

In commercio sia come farmaco sia come integratore

In Italia sono paradossalmente disponibili entrambe le categorie. I farmaci hanno un contenuto di principio attivo con una formulazione a rilascio prolungato di almeno 2 mg, mentre gli integratori non possono superare 1 mg di melatonina. I primi sono indicati per il trattamento a breve termine dell’insonnia primaria, cioè senza una precisa causa scatenante, nelle persone che hanno superato i 55 anni. La cura farmacologica può essere proseguita fino a 13 settimane, ma non è raccomandata in caso di problemi al fegato e ai reni o se si soffre di una malattia autoimmune. Occhio alle interazioni, perché la melatonina non può essere presa insieme a diversi farmaci: quindi, se si stanno seguendo cure particolari, è indispensabile leggere con un’attenzione ancor maggiore il foglietto illustrativo. Non mancano, infine, le reazioni avverse, anche se rare.

Esiste anche un farmaco pediatrico a base di melatonina, in compresse da 1 a 5 mg, ma indicato esclusivamente nel trattamento dell’insonnia per i bambini e ragazzi tra i 2 e i 18 anni con disturbi dello spettro autistico (DSA) e/o sindrome di Smith-Magenis. Come tutti i farmaci, anche quelli a base di melatonina hanno alle spalle studi clinici mirati che ne documentano l’efficacia, ovvero la reale capacità di ridurre il tempo necessario per addormentarsi (da 10 a 30 minuti) e di migliorare la qualità del sonno.

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Differenza tra integratori e farmaci a base di melatonina

Gli integratori di melatonina non possono vantare alcun effetto terapeutico, eppure nella pratica sono usati per i disturbi del sonno, al pari del farmacoCi sono però delle differenze:

  • Hanno una quantità di melatonina dimezzata
  • Non forniscono abbastanza informazioni a chi ha deciso di seguire un ciclo di cura
  • Chiunque può entrare al supermercato o in farmacia e acquistare liberamente un integratore, mentre come farmaco la melatonina deve essere prescritta da un medico, che avrà così la possibilità di fornire tutte le indicazioni utili per una corretta assunzione e di verificare che non ci siano controindicazioni.
  • A differenza dei farmaci, gli integratori non devono essere necessariamente accompagnati dal foglietto illustrativo. Ergo: potrebbe non esserci alcuna informazione sulla loro sicurezza, ovvero su interazioni, controindicazioni, reazioni avverse...

Gli integratori a base di melatonina sono efficaci?

Ci piacerebbe dare una risposta chiara, ma non è possibile. Gli studi attualmente disponibili sul trattamento dei disturbi del sonno sono pochi, di breve durata e coinvolgono gruppi ristretti di persone. Il loro esito, poi, è controverso. Da un’analisi di 19 studi clinici pubblicata nel 2013 su “Plos” è emerso che l’assunzione di melatonina permetterebbe di ridurre di pochi minuti il tempo necessario per addormentarsi e di recuperare complessivamente circa 10 minuti di sonno. Anche da un’analisi più recente su 23 studi focalizzati sul miglioramento della qualità del sonno a opera della melatonina non è emerso un contributo clinicamente rilevante di questi integratori. Poco efficace e con un rapporto rischi-benefici sfavorevole, l’integrazione con melatonina non è un trattamento raccomandato per curare questo problema né dalle linee guida europee per l’insonnia né dall’Accademia americana del sonno.

Melatonina contro il jet-lag

Il jet-leg è quel complesso di disturbi che colpiscono quando, viaggiando attraverso fusi orari diversi, l’orologio biologico va in tilt. Per il suo ruolo di regolatrice del ritmo circadiano, si è ipotizzato che la melatonina sia capace di ripristinare la sincronia tra orologio biologico e ora solare, ma anche in questo caso le risposte degli studi scientifici non sono soddisfacenti: quelli qualitativamente accettabili sono pochissimi e su poche decine di persone. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), tuttavia, ha concesso ai produttori la possibilità di indicare sulle confezioni degli integratori con melatonina che, se assunti prima di coricarsi, alleviano le sensazioni soggettive legate al jet-lag.

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Quali sono i rischi per la salute

La melatonina non è innocua. Come tutti gli integratori, può scatenare reazioni avverse, non può essere assunta da tutti indistintamente e può interagire con alcuni farmaci. Tra gli effetti indesiderati più segnalati ci sono mal di testa, sonnolenza diurna, vertigini e nausea. Le interazioni con altri medicinali sono tante: per esempio, non può essere presa insieme agli anticoagulanti, agli antiepilettici e agli antidepressivi. Nel 2018, a seguito di un’analisi retrospettiva l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) ha raccomandato ad alcune categorie di persone (bambini e adolescenti, donne in gravidanza e allattamento, persone con alcune malattie e in cura con farmaci) di non usare integratori a base di melatonina.

Integratori a base di erbe: scarse le informazioni sull'efficacia

Il mercato “naturale” delle erbe per dormire è più rigoglioso che mai. Comprende diverse piante che, in virtù delle proprietà rilassanti e ansiolitiche, sarebbero in grado di favorire anche il sonno: valeriana, camomilla, passiflora, melissa, kava… La paura degli effetti indesiderati dei farmaci ha spinto molti insonni ad affidarsi a ciò che ritengono più sicuro perché naturale (anche se non lo sono quasi mai al 100%).

Eppure vale lo stesso discorso fatto per gli integratori: anche le erbe non sono esenti da effetti collaterali e possibili reazioni allergiche, così come possono presentare diverse controindicazioni. Quali? L’utilizzatore non può saperlo, perché manca il foglietto illustrativo. Non potrà sapere, per esempio, che la camomilla può interagire con warfarin, ciclosporina ed eparina; che la passiflora e la valeriana non vanno d’accordo con gli antidepressivi; che la kava si scontra con diversi farmaci. Anche qui, poi, scarseggiano gli studi di qualità ed estesi sull’efficacia di queste erbe per alleviare i disturbi del sonno. E i risultati di quelli disponibili non sono brillanti: messe alla prova, molte erbe non sono risultate più efficaci del placebo (sostanza inattiva). Nel caso della valeriana ci sono più studi, ma non vanno tutti nella stessa direzione. Inoltre non è chiaro se ci sia un estratto realmente efficace. Tanto che anche l’accademia americana della medicina del sonno non ne raccomanda l’uso negli insonni cronici.

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Cosa sono i farmaci vegetali a uso tradizionale

Passiflora, camomilla e valeriana si possono ritrovare nei cosiddetti “farmaci vegetali a uso tradizionale”. La loro efficacia e sicurezza non sono supportate da prove cliniche sufficienti, ma vengono considerati plausibili perché usati da almeno 30 anni (di cui almeno 15 all’interno dell’Ue) e “documentati” da un certo numero di studi sulla sicurezza e qualità. In pratica questi farmaci sono stati autorizzati sulla base del loro uso tradizionale, il che significa che il produttore non è tenuto a presentare studi clinici per dimostrarne l’efficacia e la sicurezza, parametri dati per assodati. Per ricevere l’autorizzazione, i medicinali vegetali possono usare anche un’altra scorciatoia normativa: “l’uso medico consolidato”. Se il fabbricante dimostra che i principi attivi sono stati utilizzati in ambito medico per almeno dieci anni nell’Unione europea con un’efficacia e una sicurezza riconosciute, non devono neppure presentare la documentazione bibliografica.

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