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Pensioni, gli aumenti 2024 per le diverse fasce di reddito

Da gennaio 2024 per tutti i pensionati scattano gli aumenti: gli assegni saranno rivalutati in base al costo della vita del 5,4%, ma non tutti nello stesso modo. Infatti, la manovra di bilancio ha rivisto al ribasso gli scaglioni di reddito, garantendo la rivalutazione in misura piena solo alle pensioni meno alte. Abbiamo fatto i calcoli.

08 gennaio 2024
Pensionati su una calcolatrice

La perequazione automatica, meglio nota come adeguamento automatico delle pensioni è quel meccanismo che prevede la rivalutazione annua delle pensioni in base all’andamento dell’inflazione e che dovrebbe proteggere le pensioni dalla perdita di potere d’acquisto adeguandone l’importo al costo della vita. Nel 2023, grazie all’inflazione registrata nel 2022 è stato riconosciuto un adeguamento provvisorio del 7,3% che è diventato dell’8,1% in via definitiva e corrisposto come conguaglio a dicembre 2023.

L’adeguamento automatico stabilito dal governo per il 2024 è del 5,4% ed è già attivo da questo mese, ma sarà poi ricalcolato in via definitiva a fine anno. Non tutti i pensionati lo percepiscono interamente, infatti, la manovra di bilancio ha rivisto al ribasso gli scaglioni di reddito, garantendo l’adeguamento in misura piena solo alle pensioni pari a 4 volte la pensione minima.

I nuovi scaglioni di reddito per il 2024

Il Governo Meloni è intervenuto sul riconoscimento degli adeguamenti Istat (o perequazione automatica) riducendo la percentuale riconosciuta per gli scaglioni di reddito più alti. In pratica, sono penalizzate le pensioni più alte.

L'adeguamento per il 2024 è:

  • il 100% per le pensioni fino a 2.271 euro lordi al mese pari a 4 volte il minimo;
  • l'85% per le pensioni comprese tra 2.271 euro e 2.839,70 euro lordi al mese, tra 4 e 5 volte il minimo;
  • il 53% per le pensioni comprese tra 2.839,71 euro e 3.407,64 euro lordi al mese, tra 5 e 6 volte il minimo;
  • il 47% per le pensioni comprese tra 3.407,65 euro e 4.543,52 euro lordi al mese, tra 6 e 8 volte il minimo;
  • il 37% per le pensioni comprese tra 4.543,53 euro e 5.679,40 euro lordi al mese, tra 8 e 10 volte il minimo;
  • il 22% per le pensioni che superano i 5.679,41 euro lordi al mese, oltre 10 volte il minimo.

I valori del trattamento minimo da considerare per applicare l’adeguamento automatico sono quelli validi per il 2023, quindi si considera il reddito da pensione percepito nel 2023 per sapere a quale scaglione di adeguamento si appartiene.

In pratica, l’adeguamento delle pensioni all’inflazione dal primo gennaio 2024 sarà al 100% per le pensioni più basse (fino a a 2.271,76 euro) e quindi pari al 5,4% dell’assegno. Man mano che l’importo della pensione sale, la percentuale di adeguamento scende, per cui le pensioni più alte saranno rivalutate meno (fino al 22%). 

Occhio alle fasce di garanzia

Per ogni fascia di rivalutazione dell’importo della pensione, è prevista una “fascia di garanzia”, cioè una sorta di salvaguardia per non essere penalizzati nell’aumento della pensione. In pratica, è previsto un limite massimo di aumento della pensione, applicato anche a chi supera di poco lo scaglione di reddito precedente.

Facciamo un esempio con il primo scaglione di adeguamento. Se la pensione nel 2023 è pari a 2.271,76 euro, nel 2024 sarà di 2.394,44 euro (rivalutata del 5,4%). Se il pensionato percepisce una pensione mensile di 2.280 euro nel 2023, però, con i nuovi scaglioni di reddito, avrebbe diritto all’85% dell’adeguamento e la sua pensione sarebbe di 2.384,65 euro, più bassa rispetto al limite di reddito dello scaglione inferiore. Per questo motivo, in questo caso gli viene riconosciuta la pensione di 2.394,44 euro lordi mensili.

Il meccanismo delle fasce di garanzia viene applicato a ogni scaglione di reddito.

Pensione minima, nel 2024 sale a 614 euro

Nel 2024, l’adeguamento provvisorio per tutte le pensioni è stabilito nel 5,4% di conseguenza la pensione minima è di 598,61 euro (pari a 7.781,93 euro annui). A fine anno arriverà la percentuale di adeguamento definitivo che verrà conguagliata ai pensionati. Il governo ha previsto nella manovra di bilancio una ulteriore maggiorazione del 2,7% per chi percepisce la pensione minima, che si aggiunge al 5,4%: quindi la pensione minima per il 2024 corrisponde a un assegno mensile di massimo 614,77 euro per 13 mensilità.

Quando si rivaluta la pensione

Il meccanismo della perequazione delle pensioni non è particolarmente semplice, infatti, prevede adeguamenti provvisori e definitivi che comportano dei conguagli in corso d’anno sulle pensioni. Entro il 20 novembre dell’anno in corso il Ministero delle finanze insieme a quello del lavoro e delle politiche sociali emanano un decreto che contiene:

  • l’adeguamento definitivo per l’anno precedente, il cui effetto si applica dal 1° gennaio dell’anno in corso;
  • l’adeguamento provvisorio per l’anno in corso che si applica dal 1° gennaio dell’anno successivo.

In pratica, l’adeguamento definitivo dell’anno precedente viene erogato nelle mensilità di novembre, dicembre e tredicesima dell’anno in corso. L’adeguamento provvisorio per l’anno in corso viene applicato a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo. 

In ogni caso l’adeguamento non può esser negativo, quindi in caso di inflazione inferiore a zero gli importi delle pensioni non vengono adeguati. 

Quali pensioni vengono adeguate?

Ogni anno viene emanato il decreto interministeriale che contiene l’indice di rivalutazione delle pensioni che viene applicato al cumulo di tutte le pensioni percepite da ogni soggetto, erogate dall’Inps e dagli altri Enti. Quando viene effettuato il calcolo dell’aumento, questo viene poi ripartito proporzionalmente su ogni pensione che concorre a formare il totale.

Il decreto con il valore della perequazione viene utilizzato anche per:

  • calcolare il trattamento minimo preso come base di calcolo per diverse prestazioni erogate dall’Inps;
  • adeguare il valore delle pensioni sociali e delle prestazioni a favore di mutilati, invalidi civili, ciechi e sordomuti;
  • aggiornare il valore dell’assegno sociale, che influisce anche sui requisiti per l’accesso alla pensione per chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995 (pensioni interamente contributive). Lo stesso avviene per i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata.

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