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Tumore al seno: prevenzione, terapie e fake news

Non solo è sempre più guaribile, ma si può anche cercare di evitarlo. Quali sono le scelte di comportamento che abbassano davvero il rischio di ammalarsi? Ecco cosa dice la scienza.

07 aprile 2023
mammografia

Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: in Italia si calcola che il rischio complessivo di incorrere in un tumore al seno, nella vita, riguardi una donna su otto. Questo significa che sette donne su otto non lo prenderanno. Insomma, al di là dei fattori di rischio personali, che variano a seconda di molti aspetti, per la maggior parte delle donne è più probabile non ammalarsi di tumore al seno che ammalarsi. E tuttavia, stiamo parlando pur sempre del tumore in assoluto più diffuso: nel 2020 in Unione europea ha riguardato più del 13% delle nuove diagnosi di tumore. Non è certo un problema da prendere sotto gamba, dunque.

C’è qualcosa che possiamo fare per abbassare il nostro rischio di incorrere in questa malattia? Fortunatamente, la risposta è sì: se alcuni fattori che rendono più probabile ammalarsi di tumore al seno non sono eliminabili, per esempio quelli legati alla familiarità o alla propria età, ci sono una serie di comportamenti riguardanti il nostro stile di vita che si sono dimostrati davvero in grado di diminuire il rischio.

Ma c’è di più: in grandissima parte si tratta di misure semplici, che non funzionano soltanto contro il tumore al seno, ma prevengono anche tumori di altri tipi e malattie di diverso genere. Vale la pena dunque conoscerli e soprattutto adottarli. Abbiamo vagliato con attenzione la letteratura scientifica più recente, per poter indicare che cosa si è dimostrato davvero utile a diminuire il rischio di incorrere in un tumore al seno e che cosa invece può aumentarlo: e ne approfittiamo anche per sfatare qualche fake news che gira sui media e sui social. 

Che cosa è utile fare (o non fare)

Conoscere i fattori di rischio eliminabili è importante, perché rimuovendoli si può contribuire attivamente a mantenersi in salute. Ecco i principali.

  • Consumo di alcol. Purtroppo è poco noto (studi hanno accertato che solo il 25% delle donne lo sa), ma il consumo di alcol è chiaramente legato a un aumento del rischio di tumore al seno, che è proporzionale alla quantità di alcol bevuto. Per calcolare quanto alcol viene assunto si parla generalmente di unità alcoliche: una unità alcolica corrisponde approssimativamente a una lattina di birra da 330 ml, oppure a un bicchiere di vino da 125 ml oppure a un bicchierino da 40 ml di superalcolico. Le donne che bevono una sola unità alcolica al giorno hanno un aumento di rischio, rispetto a chi non beve per nulla, tra il 7 e il 10%. Passando a due-tre unità alcoliche al giorno, l’aumento di rischio sale al 20%. Ridurre o eliminare il consumo di alcol è dunque una prima mossa consigliabile. Come alternative, per bere qualcosa di diverso dall’acqua, si può pensare ad aromatizzare l’acqua con limone o menta, a succhi di frutta non zuccherati o alla birra analcolica (che comunque a volte contiene una piccola quantità di alcol, si può verificare in etichetta).
  • Condurre una vita sedentaria aumenta il rischio di molti disturbi, tra cui il tumore al seno. Praticare una regolare attività fisica riduce il rischio, soprattutto nelle donne dopo la menopausa. A oggi, i meccanismi grazie ai quali l’esercizio fisico riduce il rischio di tumore al seno non sono del tutto chiari, probabilmente sono legati alla maggior stabilità del peso corporeo, alla diminuzione dello stato infiammatorio nell’organismo, all’effetto dell’esercizio su alcuni ormoni, a un miglioramento del bilancio tra calorie assunte e bruciate. Però che l’esercizio fisico riduce il rischio è certo. Si discute di quanta attività fisica quotidiana sia sufficiente. Il consiglio è di praticare ogni settimana tra 150 e 300 minuti di attività fisica moderata (anche solo camminare di buon passo) oppure tra 75 e 150 minuti di attività più intensa (tipo corsa o ginnastica). In pratica: una mezz’ora circa al giorno trascorsa camminando di buon passo al parco (o dove si vuole) già è sufficiente a far diminuire il rischio di tumore al seno. Poi più se ne fa, meglio è. Ed è interessante notare che praticare regolarmente esercizio fisico diminuisce anche il rischio di disturbi cardiovascolari, malattie cognitive, persino malattie infettive.
  • Sovrappeso e obesità. Dopo la menopausa, essere sovrappeso o addirittura obesi rappresenta un fattore di rischio per il tumore al seno, probabilmente per il fatto che dopo la menopausa la maggior parte degli estrogeni è prodotta dal tessuto grasso e l’azione degli estrogeni sul seno aumenta il rischio di sviluppare un tumore. Mantenersi in peso forma dopo la menopausa è dunque consigliabile anche da questo punto di vista.
  • Alimentazione. Una alimentazione ricca di frutta e verdura è uno dei capisaldi della salute e anche della prevenzione del tumore al seno. Nel capitolo “La prevenzione è nel piatto” vediamo in dettaglio gli alimenti consigliati. Al contrario, nessuno studio ha mai dimostrato che l’assunzione di integratori di vitamine o supplementi di altro tipo diminuisca il rischio di tumore al seno. Le raccomandazioni in questo senso sono chiare: per prevenire i tumori, è consigliato di soddisfare le proprie esigenze nutrizionali solo attraverso un’alimentazione equilibrata e varia.
  • Fumare. Benché il fumo aumenti soprattutto il rischio di tumori del cavo orale e delle vie respiratorie, tuttavia incide, in misura minore, anche sul rischio di tumore al seno, così come su quello di altre forme tumorali.

Figli e allattamento

Non è ragionevole pensare che si facciano figli per ridurre il rischio di tumore al seno. Tuttavia è interessante sapere che le donne che non hanno avuto figli o hanno avuto figli dopo i 30 anni hanno un rischio leggermente superiore. Avere avuto diverse gravidanze e averle avute da giovani è un fattore protettivo nel lungo termine, benché nei primi dieci anni dopo una gravidanza il rischio di tumore al seno risulti più alto. Molti studi suggeriscono un effetto protettivo anche dell’allattamento, soprattutto se protratto per un anno o più.

Terapie a base di ormoni

Si è dibattuto a lungo se la pillola anticoncezionale aumenti il rischio di tumore al seno. Uno studio recente ha mostrato che c’è un leggero aumento di rischio nelle donne che utilizzano contraccettivi a base di estroprogestinici, rischio che aumenta in proporzione alla durata d’uso dei contraccettivi stessi. L’aumento di rischio, ripetiamolo, è basso: si calcola che su 7.690 donne che usano i contraccettivi estroprogestinici per un anno si manifesti un caso di tumore al seno in più, rispetto a quanti casi si manifesterebbero in altrettante donne che non usano contraccettivi.

Quanto alla terapia ormonale sostitutiva usata talvolta in menopausa per attenuarne i sintomi fastidiosi, oggi è accertato che rappresenti uno dei fattori di aumento del rischio per il tumore al seno: si tende dunque a sconsigliarla se non risulti davvero indispensabile e comunque a ridurne il più possibile la durata. Da notare che anche il ricorso a una terapia ormonale sostitutiva attraverso sostanze “bioidentiche”, ovvero con la medesima struttura chimica, ma di origine vegetale, benché proposta dal marketing delle aziende produttrici come alternativa “naturale” e quindi più sicura, presenta in realtà gli stessi rischi.

Smentiamo un po’ di fake news

Ogni tanto circolano sui media e sui social allarmi privi di fondamento.

  • Deodoranti antitraspiranti. A lungo è circolata la bufala che alcune sostanze chimiche contenute negli antitraspiranti applicati sotto le ascelle venissero assorbite dalla pelle, interferissero con il circolo linfatico e provocassero tossine in grado di aumentare il rischio di tumore al seno. Gli studi la smentiscono.
  • Indossare il reggiseno. Un grande studio condotto nel 2014 ha escluso ogni relazione tra reggiseno e tumore al seno.
  • Campi magnetici. Studi realizzati negli Stati Uniti hanno escluso associazioni tra aumento del rischio di tumore al seno ed esposizione a campi elettromagnetici legati alla rete elettrica domestica.
  • Protesi mammarie. Non provocano un aumento di rischio di tumore al seno, ma sono state associate a una rara forma di linfoma che può presentarsi nei tessuti della cicatrice intorno all’impianto.

Mammografia: ogni quanto farla?

  • Età e periodicità. Come tutti gli esami di screening, ovvero volti a diagnosticare un disturbo prima che questo presenti sintomi, nella popolazione sana o in una sua parte, anche la mammografia deve essere eseguita con criteri corretti, che ne massimizzino i benefici e ne riducano i rischi. Secondo gli studi più affidabili, la mammografia è consigliabile alle donne tra i 50 e i 69 anni, con cadenza ogni due anni. Questa è la cadenza consigliata anche in Italia dal Servizio sanitario nazionale e dalla maggioranza dei Paesi europei, in assenza di fattori di rischio.
  • Dove eseguirla. La cosa migliore è prendere parte ai programmi di screening organizzati dal Servizio sanitario nazionale. In molte regioni le donne vengono contattate direttamente dalle aziende sanitarie. Se ciò non avviene, si può contattare il medico di famiglia o un consultorio per prendere appuntamento.
  • Fattori di rischio. Se ci sono fattori di rischio particolari, come familiarità o seno particolarmente denso, è il caso di discutere con il medico se modificare la periodicità della mammografia.

La prevenzione è nel piatto

Gli studi che mettono in relazione la dieta - e in particolare un alimento specifico - alle probabilità di incorrere in una malattia sono particolarmente complicati e difficili da realizzare e raramente forniscono indicazioni realmente attendibili. Tuttavia il World Cancer Fund recentemente ha analizzato i risultati di 119 studi portati a termine in tutto in mondo, che complessivamente hanno incluso 12 milioni di donne e oltre 260.000 casi di tumore al seno e ne ha tratto indicazioni che suggeriscono un effetto protettivo di alcuni stili alimentari.

  • Frutta e verdura. Una dieta ricca di vegetali (esclusi quelli a base di amidi, tipo le patate) è associata a un rischio ridotto di tumore al seno.
  • Latticini e dieta ricca di calcio. Contrariamente a un pregiudizio diffuso, una dieta ricca di calcio mostra un effetto protettivo. Per evitare l’assunzione eccessiva di grassi saturi, è consigliabile preferire latte scremato e latticini meno grassi (yogurt, ricotta, formaggi freschi).
  • Alimenti ricchi di carotenoidi. Verze, spinaci, anguria, meloni, pomodori, peperoni, carote... hanno un effetto protettivo.
  • Dieta ricca di fibre. Le fibre si trovano soprattutto in frutta e verdura, nei legumi, nei cereali integrali.

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